Toccare. La città e l’epidemia

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Gabriele Pasqui

Data:

04 Maggio 2020

Come abiteremo le città e lo spazio urbano, ed in particolare gli spazi collettivi, quando la fase più acuta dell’emergenza sarà alle nostre spalle, ma le norme del distanziamento sociale delimiteranno nuovi confini dell’interazione sociale in pubblico? Non mi propongo, in queste note, di rispondere a queste domande dalla prospettiva del progettista o dell’urbanista, né di proporre soluzioni operative sull’uso dei parchi, delle strade, delle scuole o delle piazze. Mi accontenterei di suggerire qualche riflessione sul modo in cui l’epidemia in corso sembra ingiungere alla necessità di ripensare la nostra prossemica, i nostri modi ordinari e quotidiani di incontrarci e convivere nello spazio urbano. Per farlo, scelgo la prospettiva della meditazione sul senso del tatto, senso sotto molti aspetti enigmatico, e del corpo.

 

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