Io resto a casa ma cos’è casa? Abitare privo di città al tempo del Covid-19

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Antonella Bruzzese

Data:

05 Maggio 2020

Lo spazio riconducibile all’idea di “casa” è articolato e complesso: un insieme di ambienti comuni e pubblici, più o meno in sequenza, che, soprattutto in situazioni urbane dense, costituiscono la naturale estensione della residenza e l’idea di casa. La condizione di isolamento – “io resto a casa” – subita per il Covid 19, rischia di ricondurre l’idea di casa al solo spazio privato.

Una riduzione che evidenzia da un lato condizioni di disagio abitativo grave (spazi insufficienti, mancanza adeguata di aria, soleggiamento, dotazioni, convivenze difficili); dall’altra, di apparente privilegio in cui la casa è “autosufficiente”. In entrambi i casi, si tratta di abitare “privo di città”, dei suoi complementi necessari o della possibilità di costruire occasioni di scambio.

Per tornare a usare lo spazio pubblico in sicurezza e consolidarne il ruolo per la qualità del nostro abitare, servono politiche e regole chiare sugli usi possibili, sul distanziamento, sui tempi, ma anche iniziative capaci di consolidare relazioni di prossimità e distanza e arginare una possibile sfiducia nei suoi confronti, per costruire un nuovo ordinario che non sia definito né dalle spinte a dimenticare la pandemia e neppure da quelle verso introversione e privatizzazione.

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