SUPER-VASTE-PROGRAMME

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Pier PaoloTamburelli

Data:

07 Luglio 2020

Durante i mesi dell’epidemia COVID-19 ho scritto un testo che provava a immaginare cosa si sarebbe potuto fare dopo, quando sarebbe diventato necessario avere qualche idea su cosa fare per affrontare la situazione. Questo testo, alla fine, è stato pubblicato sul Foglio del 15 giugno. Lo avevo intitolato SUPER-VASTE-PROGRAMME, che mi sembrava titolo già sufficientemente esagerato, ma ovviamente i titoli nei quotidiani li fanno i giornalisti, quindi è andata a finire in maniera ancora più pomposa. Ma forse è un bene; c’è un aspetto ridicolo in questa proposta, e non è il caso di nasconderlo.

Il testo è molto lungo per un quotidiano, quasi 20,000 battute, ma allo stesso tempo è anche sbrigativo e superficiale. E non poteva essere diversamente. Infatti, quello che ho provato a fare è tenere presenti le diverse componenti di un discorso sul territorio e sullo spazio, cercare di costruire un discorso globale che le possa tenere assieme. Ovviamente il testo è pensato per un pubblico ampio (anche se il Foglio non è esattamente un giornale a grande diffusione) e alcune affermazioni sono piuttosto brutali. In un certo senso proporlo ora a specialisti come i membri del DASTU è la prova più difficile, visto che molti lavorano su questi temi e sono decisamente più competenti di me.

Quello che mi sembra interessante proporre ad un pubblico più ampio è l’esigenza di fondare il nostro discorso pubblico su un’immagine realista del nostro territorio e la corrispondente necessità di darsi una politica del territorio consapevole. A mio parere, per molte ragioni, queste due esigenze speculari sono state incredibilmente trascurate negli ultimi quarant’anni e credo che, forse anche un po’ ingenuamente, potremmo fare qualcosa per tornare a tenerle presenti. Questo vuole anche dire pensare che un progetto (a tutte le scale) sia possibile, che sia possibile pensare strategie generali, tenere assieme un discorso sul centro e un discorso sulla periferia, pensare di agire su trasformazioni di lungo periodo. In fin dei conti penso che si possa anche essere ottimisti, per quanto immotivato possa sembrare.

Ringrazio Stefano Boeri, Massimo Bricocoli e Federico Zanfi per i loro suggerimenti.

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