Operare in un contesto globale di realtà aumentata – non virtuale

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Michele Ugolini

Data:

07 Maggio 2020

Riflettere sulla pandemia da covid-­‐19, rispetto alle nostre competenze dipartimentali significa cercare di capire quali saranno gli scenari in cui andranno a inserirsi le nostre riflessioni e in cui ci troveremo a operare.

La prima condizione da assumere come punto di partenza è che la pandemia si muove su dimensione globale e con una intensità e velocità mai viste prima, sia per quanto riguarda la diffusione del virus con le sue terribili conseguenze sanitarie, sia per ampiezza della crisi economica.

La seconda condizione riguarda la situazione d’incertezza per quanto accadrà, con una forte accelerazione delle dinamiche sociali e delle decisioni politiche che non traguardano oltre le due settimane di tempo.

Quello che emerge è uno scenario in tale accelerazione di cambiamento che definirei di realtà aumentata (non virtuale).

La terza condizione riguarda il campo d’indagine che di fronte a una crisi di ampiezza globale deve traguardare anche verso l’orizzonte dei paesi fragili del global south e in particolare dell’Africa subsahariana.

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Cosa resterà di questi anni ‘20

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Claudio Umberto Comi

Data:

07 Maggio 2020

In questo tempo, forzosamente, ritrovato sono venute a galla, come gnocchi che sobbollono, le principali contraddizioni di una società che credevamo evoluta e per ciò “matura”. Nelle interminabili giornate del confino sociale ognuno ha avuto modo di sperimentare, nel bene e nel male, la propria capacità di resistenza psicologica e tenuta nervosa, scoprendosi a volte assai resiliente ed altre spaventosamente coriaceo. Probabilmente ciò si è verificato perché in questo tempo, per così dire “sospeso” sono venute a mancare tutte quelle abitudini che compongono il quotidiano di ognuno. Interrogarsi dunque sul ruolo delle nostre abitudini può essere un buon punto di partenza per immaginare quali ricadute potrà avere l’epidemia di Covid19 a livello personale e con ciò sociale o collettivo e poterne almeno a livello individuale mitigarne gli effetti.

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Come vivere insieme

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Francesco Repishti

Data:

06 Maggio 2020

Quarantena e distanziamento: due dispositivi disciplinari che nella storia umana costituiscono delle costanti e che avevamo incredibilmente rimosso dagli scenari ripetibili.

Quarantena e distanziamento sociale: due strumenti o, meglio due dispositivi, in grado di cambiare l’attività umana, il sistema delle relazioni, della circolazione e delle distanze, indifferenti alla latitudine, alle abitudini culturali e a quelle antropologiche. Una tale trasformazione è anche in grado di rivoluzionare l’idea di spazio pubblico circa il quale stavamo assistendo a nuovi e interessanti progressi.

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Io resto a casa ma cos’è casa? Abitare privo di città al tempo del Covid-19

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Antonella Bruzzese

Data:

05 Maggio 2020

Lo spazio riconducibile all’idea di “casa” è articolato e complesso: un insieme di ambienti comuni e pubblici, più o meno in sequenza, che, soprattutto in situazioni urbane dense, costituiscono la naturale estensione della residenza e l’idea di casa. La condizione di isolamento – “io resto a casa” – subita per il Covid 19, rischia di ricondurre l’idea di casa al solo spazio privato.

Una riduzione che evidenzia da un lato condizioni di disagio abitativo grave (spazi insufficienti, mancanza adeguata di aria, soleggiamento, dotazioni, convivenze difficili); dall’altra, di apparente privilegio in cui la casa è “autosufficiente”. In entrambi i casi, si tratta di abitare “privo di città”, dei suoi complementi necessari o della possibilità di costruire occasioni di scambio.

Per tornare a usare lo spazio pubblico in sicurezza e consolidarne il ruolo per la qualità del nostro abitare, servono politiche e regole chiare sugli usi possibili, sul distanziamento, sui tempi, ma anche iniziative capaci di consolidare relazioni di prossimità e distanza e arginare una possibile sfiducia nei suoi confronti, per costruire un nuovo ordinario che non sia definito né dalle spinte a dimenticare la pandemia e neppure da quelle verso introversione e privatizzazione.

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Perché ognuno di noi ha un diritto fondamentale ad abitare, nessuno escluso

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Alessandro Coppola

Data:

05 Maggio 2020

Quella che stiamo vivendo è una crisi globale, ma molto domestica. La casa è divenuta uno spazio critico come mai prima, e l’abitare è diventato un territorio attraversato da faglie profondissime. Ci si dice che “siamo tutti nella stessa barca”, sarà pur vero ma ciò che è certo e che non stiamo nella stessa casa. Il testo individua sei famiglie di fenomeni che riguardano l’abitare e chi lo pratica nel contesto della crisi del Covid 19: contenzioni, espulsioni, fughe, esplosioni, rilocalizzazioni, dislocazioni.

Articolo pubblicato su www.che-fare.com il 28 aprile 2020

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Paesaggi confinati

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Claudio Umberto Comi

Data:

04 Maggio 2020

Sin dove abbraccia lo sguardo” è il modo più antico e più semplice per definire un paesaggio ed in questi giorni di confinamento “precauzionale” nei quali i nostri sguardi spaziano dalla visione di un monitor allo scorcio che ci offre la finestra, attraversando con lo sguardo la stanza che ci ospita, osserviamo in quest’ultima un “paesaggio artificiale” del nostro quotidiano domestico.  Marco Casamonti su Area usa il termine paesaggi artificiali e lo declina come titolo di un breve pezzo in cui evidenzia una dicotomia tra paesaggi naturali e altri antropizzati correlando ciò al distinguo tra un valore estetico dei primi rispetto ad una necessità di attenzione etica nei confronti del progetto di architettura per le sue ripercussioni su territori con i conseguenti “paesaggi dell’uomo”. A dire il vero sul concetto di “paesaggio artificiale” circolano solo brevi scritti che lo usano più come slogan che come effettiva categoria speculativa e questo è ragionevolmente dovuto al fatto che in ambito geografico il concetto di artificiale, ove riferito al paesaggio, riconduce ai processi antropici di trasformazione dei luoghi o ad i manufatti da essi generati. In così poche righe, dunque, già si delineano i tre vertici del triangolo in cui è inscritto “il paesaggio” tout court: ad una valutazione estetica, si contrappone un’analisi geografica, entrambe in latente conflitto con le considerazioni “etiche” fatte proprie dall’architettura; in altre parole: contemplazione, valutazione e speculazione. Se le cose fossero davvero così semplici il paesaggio sarebbe facilmente spiegato, ma purtroppo non è così.

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Toccare. La città e l’epidemia

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Gabriele Pasqui

Data:

04 Maggio 2020

Come abiteremo le città e lo spazio urbano, ed in particolare gli spazi collettivi, quando la fase più acuta dell’emergenza sarà alle nostre spalle, ma le norme del distanziamento sociale delimiteranno nuovi confini dell’interazione sociale in pubblico? Non mi propongo, in queste note, di rispondere a queste domande dalla prospettiva del progettista o dell’urbanista, né di proporre soluzioni operative sull’uso dei parchi, delle strade, delle scuole o delle piazze. Mi accontenterei di suggerire qualche riflessione sul modo in cui l’epidemia in corso sembra ingiungere alla necessità di ripensare la nostra prossemica, i nostri modi ordinari e quotidiani di incontrarci e convivere nello spazio urbano. Per farlo, scelgo la prospettiva della meditazione sul senso del tatto, senso sotto molti aspetti enigmatico, e del corpo.

 

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Di fronte ad un ‘nuovo ‘ paesaggio

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Andrea Oldani

Data:

29 Aprile 2020

Riflettere sulla natura del paesaggio come l’esito di qualcosa che deriva dalla relazione tra un soggetto che vede, sente, percepisce, immagina e un oggetto: territorio, ambiente o realtà fisico-biologica, permette di comprendere come il coronavirus responsabile della malattia “COVID-19” abbia avuto il primato di rendere universalmente manifesta l’esistenza di un “nuovo” paesaggio. Prodotto di una dimensione “invisibile”, che si è reso evidente nel momento in cui tutti hanno percepito e si sono immedesimati in un territorio popolato da creature di dimensioni sotto l’ordine del micron, in grado di influenzare e determinare ogni aspetto della nostra vita.

Le conseguenze della manifestazione, della assimilazione e della immedesimazione in questo paesaggio sono ancora in divenire e solo in un tempo imprecisato raggiungeranno la maturità. Si tratta però di un nuovo scenario che non sarà destinato a svanire e ci accompagnerà entrando in concorrenza con gli “altri” paesaggi, quelli che eravamo abituati a percepire, modi con cui “sentivamo” e facevamo nostri territori, ambienti, spazi che accompagnavano la nostra quotidianità e sostanziavano diverse necessità, che ora potranno mostrarsi in tutta la loro fragilità, oppure dimostrare un inaspettato grado di resilienza.

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Flick: la pandemia e la pari dignità sociale nella città

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Michele Roda

Data:

29 Aprile 2020

L’emergenza ci restituisce città meno giuste, con le categorie fragili maggiormente esposte alle conseguenze della pandemia. Per questo “dobbiamo ricominciare a parlare in termini di polis, mettendo in relazione la città delle pietre con quella degli uomini. Le città sono oltretutto un bene comune e per questo il nostro paese ha bisogno di tutelarle, con regole adeguate all’oggi, non di cento anni addietro come la nostra legge urbanistica”. Così Giovanni Maria Flick – ex ministro della Giustizia, presidente emerito della Corte Costituzionale, studioso delle città – tratteggia in una chiacchierata intensa e ad ampio raggio la condizione instabile delle nostre città contemporanee di fronte alla crisi.

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L’intervista apre un ciclo di interventi su case e città ai tempi del coronavirus, ospitato sulle pagine de

Il Giornale dell’Architettura: https://inchieste.ilgiornaledellarchitettura.com/le-case-citta-coronavirus/

 

Ripartire dalla scuola

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Cristiana Mattioli, Cristina Renzoni, Paola Savoldi

Data:

28 Aprile 2020

Con l’esplosione dell’emergenza sanitaria, le scuole sono state le prime strutture a chiudere e sulla loro riapertura si alternano posizioni ancora incerte. Il discorso sulla scuola, quando presente, è stato oggetto di un dibattito spesso strumentale e distante dalla portata di provvedimenti che riguardano la quasi totalità degli studenti nel mondo: un evento senza precedenti nella storia recente, con impatti enormi. Riteniamo che sia fondamentale, da subito, mettere la scuola al centro del necessario ripensamento dei tempi della città e del ritorno graduale allo spazio pubblico e alla vita collettiva: non è questione settoriale, né tantomeno individuale, perché ha implicazioni rilevanti sul mondo del lavoro, sulla mobilità urbana, sulle condizioni di uguaglianza sociale, sul livello culturale della nazione. Questo testo è articolato in due parti: la prima ripercorre brevemente i temi oggetto del dibattito pubblico sulla scuola in questi giorni; la seconda sottolinea gli aspetti, rimasti in parte laterali, che riguardano le condizioni spaziali e territoriali delle scuole e del loro funzionamento.

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