Covid19 e anziani in Italia: le due facce della “socialità”

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Mina Akhavan, Ilaria Mariotti, Federica Rossi

Data:

17 Aprile 2020

La pandemia da COVID19 colpisce maggiormente gli over 65 (Dowd et al. 2020). Ma perché in Italia ci sono più decessi per coronavirus che in Germania e nel Nord Europa? Un recente studio condotto da Bayer e Kuhn (2020), economisti dell’università di Bonn, argomenta che potrebbe dipendere dal diverso ruolo degli anziani nella società. In Italia, infatti, “gli anziani sono maggiormente integrati nella vita dei più giovani e le dinamiche di scambio sono molto più presenti”. La percentuale delle persone di età media (30-49 anni) che vivono con un genitore nella stessa casa, per esempio, è molto più bassa in Scandinavia e in Germania, rispetto all’Italia che registra una percentuale superiore al 20%, superata soltanto da Cina, Singapore, e Giappone (dati della World Value Survey). Nel 2019, l’Istat ha stimato che in Italia vi erano almeno 6’810 giovani di 18-34 anni, celibi e nubili, che vivevano in famiglia con almeno un genitore. Gli scambi intergenerazionali riguardano anche la frequentazione tra nipoti e nonni, che in Italia rappresentano una risorsa preziosa per le famiglie nella gestione dei bambini in età scolare. Viceversa, se i rapporti con i genitori anziani sono diradati, come succede nel nord Europa, si riducono le occasioni di contagio.

Un aiuto per l’analisi della “socialità” degli anziani nel nostro Paese ci viene dall’indagine campionaria “Aspetti della vita quotidiana”, che fa parte del sistema integrato di Indagini Multiscopo sulle famiglie, avviato a partire dal 1993 dall’ISTAT e dallo studio condotto all’interno del progetto MOBILAGE e che riguarda tre quartieri milanesi (Niguarda-Cà-Granda, Gallaratese e Gratosoglio). 

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