Architettura nel rischio: forme di adattamento

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Giulia Setti

Data:

26 Aprile 2020

Che cosa vorremo rischiare nell’immediato futuro?

Il ‘rischio’ è ciò che ci permette di valutare il pericolo, di comprendere come reagire e come proteggerci; negli ultimi anni, l’Italia ha dovuto affrontare, e subire, gli effetti, spesso drammatici di eventi improvvisi, di calamità naturali (terremoti, alluvioni) che hanno messo in luce i rischi idrogeologici e sismici a cui il paese è soggetto.

Come arginare i rischi ambientali, come prevenire e proteggere architetture, territori e abitanti da pericoli improvvisi ma noti, è stata una delle domande più urgenti alle quali si è provato a dare risposta.

Se, prima, il rischio era visibile o, quantomeno, conosciuto, oggi è una variabile latente, nascosta, impercettibile che ci obbliga a forme di protezione radicalmente diverse: separando, dividendo e riducendo i contatti, la socialità.

Ci stiamo adattando, o così pare; sviluppiamo forme di adattamento diverse per rispondere a un fenomeno nuovo, inatteso e violento.

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