Di fronte ad un ‘nuovo ‘ paesaggio

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Andrea Oldani

Data:

29 Aprile 2020

Riflettere sulla natura del paesaggio come l’esito di qualcosa che deriva dalla relazione tra un soggetto che vede, sente, percepisce, immagina e un oggetto: territorio, ambiente o realtà fisico-biologica, permette di comprendere come il coronavirus responsabile della malattia “COVID-19” abbia avuto il primato di rendere universalmente manifesta l’esistenza di un “nuovo” paesaggio. Prodotto di una dimensione “invisibile”, che si è reso evidente nel momento in cui tutti hanno percepito e si sono immedesimati in un territorio popolato da creature di dimensioni sotto l’ordine del micron, in grado di influenzare e determinare ogni aspetto della nostra vita.

Le conseguenze della manifestazione, della assimilazione e della immedesimazione in questo paesaggio sono ancora in divenire e solo in un tempo imprecisato raggiungeranno la maturità. Si tratta però di un nuovo scenario che non sarà destinato a svanire e ci accompagnerà entrando in concorrenza con gli “altri” paesaggi, quelli che eravamo abituati a percepire, modi con cui “sentivamo” e facevamo nostri territori, ambienti, spazi che accompagnavano la nostra quotidianità e sostanziavano diverse necessità, che ora potranno mostrarsi in tutta la loro fragilità, oppure dimostrare un inaspettato grado di resilienza.

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