Pianificare le Olimpiadi Invernali 2026 nella fase post-Covid-19?

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Stefano Di Vita, Davide Ponzini, Nicole De Togni e Zachary Jones

Data:

10 Luglio 2020

La legge che definisce la cabina di regia per la pianificazione delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026 è stata approvata a maggio, durante la crisi pandemica. Il limitato dibattito pubblico e accademico, l’incertezza del quadro di programmazione nonostante le attese di notevoli finanziamenti pubblici, l’assenza di una visione per lo sviluppo territoriale e per la legacy degli interventi per le Olimpiadi sono questioni critiche. Questo breve contributo discute alcuni nodi problematici e intende stimolare il dibattito in questa importante fase del processo.

 

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Pianificare le Olimpiadi Invernali 2026 nella fase post-Covid-19?

Durante le settimane di emergenza Covid-19 è passata inosservata l’approvazione in Parlamento, quasi all’unanimità, della Legge Olimpica: ovvero, la Legge 8 maggio 2020, n. 31, recante “Disposizioni urgenti per l’organizzazione e lo svolgimento dei Giochi olimpici e paraolimpici invernali Milano Cortina 2026 e delle finali ATP Torino 2021-2025”. Nonostante la scarsa attenzione pubblica e mediatica, si tratta di un tassello importante per lo sviluppo dei progetti previsti dal Dossier di candidatura di Milano e Cortina alle Olimpiadi Invernali 2026 – consegnato al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) nel gennaio 2019 e premiato dallo stesso CIO nel giugno 2019. Questi progetti, nei prossimi mesi, dovranno essere confermati e sviluppati attraverso la redazione del Programma Olimpico. La Legge 31/2020 ha definito la cabina di regia[i] che, inevitabilmente, condizionerà l’agenda urbana e macro-regionale dei prossimi anni per la infrastrutturazione, organizzazione e celebrazione del grande evento, così come per la gestione del post-evento. Sembra interessante come questo si inscriva in una fase di straordinari cambiamenti dell’agenda locale e nazionale legati alla crisi pandemica e di significativi interventi pubblici per il rilancio. Con questo contributo intendiamo stimolare il dibattito rispetto a questa particolare fase.

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Crisi e rischi di ritardo nella pianificazione

Gli effetti del Covid-19 sui grandi eventi sono già evidenti a livello mondiale, con il rinvio di un anno delle Olimpiadi estive di Tokyo 2020 e dell’Expo di Dubai 2020, così come le conseguenti ripercussioni sui bilanci dei paesi ospitanti. Anche se non sembra ora possibile prevedere gli effetti della pandemia e della conseguente crisi economica sui grandi eventi nei prossimi anni, non è possibile ignorare la crescente disaffezione nei confronti dei mega-eventi, che è aumentata dopo la crisi del 2008 (dei 6 candidati per le Olimpiadi 2024 ben 4 si sono ritirati, cosa avvenuta anche per l’edizione invernale del 2026). Pur ipotizzando che non vi siano profonde rotture politiche nei paesi e nelle città ospitanti le Olimpiadi (gli organizzatori di Parigi 2024 negano qualsiasi impatto della pandemia), non è chiaro se la crisi genererà nuove opportunità per sperimentare con eventi in formato interamente digitale oppure blended (Tokyo 2021 darà delle prime risposte in questo senso), se i grandi stadi costruiti per le folle ospiteranno meno spettatori debitamente distanziati oppure se diventeranno inutili residui di un passato ormai superato dai nuovi media.

Nel tentativo di corrispondere a impegni assunti a livello internazionale, la macchina olimpica italiana si sta organizzando in una fase incerta e inedita in termini di sfide economiche e sociali. Vi sono tuttavia analogie con le fasi iniziali del processo che ha portato all’organizzazione e alla celebrazione dell’Esposizione Universale di Milano 2015: un altro grande evento, la cui candidatura risale al periodo 2006-2007, immediatamente precedente alla crisi finanziaria globale e la cui assegnazione alla città di Milano è avvenuta nel marzo 2008. Nonostante i gravi ritardi, la definizione e l’accentramento di poteri straordinari, e nonostante il mancato completamento di ampi segmenti del programma infrastrutturale, Expo 2015 ha certamente contribuito al rinnovamento dell’immagine e al riposizionamento internazionale della città (Pasqui, 2018),[ii] al consolidamento di alcune traiettorie di sviluppo economico e sociale e al ripensamento dell’agenda urbana (Di Vita e Morandi, 2018)[iii]. La mobilitazione di numerosi attori e luoghi per eventi complementari all’esposizione ha avuto effetti diffusi e duraturi nella città (Di Vita e Ponzini 2020)[iv], mentre il riutilizzo dell’area dell’Expo ha incontrato notevoli difficoltà e, a 5 anni dall’evento, attende di essere convertita.

 

Stato di emergenza e appiattimento sul brevissimo termine

Se la fase iniziale dell’organizzazione dell’Expo è avvenuta in un contesto di profonda incertezza economica e sociale (e di ridimensionamento del budget e delle opere previste), la fase iniziale dell’organizzazione dei Giochi Olimpici Invernali del 2026 è indubbiamente segnata da una nuova crisi. Anche se le disponibilità finanziarie pubbliche potrebbero essere garantite, l’attenzione dell’opinione pubblica sembra assorbita da altre priorità economiche e sociali. Milano è stata una delle prime grandi metropoli europee a tratteggiare una strategia di risposta alla pandemia[v] ma con una prospettiva concentrata sul territorio comunale e sul breve termine. Le reazioni delle Regioni Lombardia e Veneto fanno fronte alle aree più colpite in Italia ma non intrecciano i temi e i problemi di infrastrutture e luoghi delle Olimpiadi nel lungo termine. Le strategie nazionali sviluppate dal comitato di esperti guidati da Nicola Colao[vi] non hanno un orizzonte temporale adeguato (2022) per considerare le Olimpiadi (ma forse avrebbe potuto cogliere l’occasione in termini di infrastrutture prioritarie) e non tematizza la filiera sportiva. Cultura, arte e turismo sono approfondite come area d’azione, senza richiami all’evento.

Ritardare (o eludere) il dibattito pubblico sulle Olimpiadi potrebbe limitare la condivisione delle scelte da parte dei territori metropolitani e regionali convolti sia direttamente che indirettamente dagli interventi e le opportunità di rilancio e sviluppo legate alle Olimpiadi Invernali. In un sistema di governance ad hoc (Basso, 2017)[vii], la legge olimpica sembra non escludere un eventuale approccio para-emergenziale, con poteri speciali ed effetti di esclusione sistematica degli attori locali dalle scelte chiave. Tra i rischi dell’attesa rispetto a una scadenza indifferibile vi è un’interpretazione semplificante del processo: l’efficienza gestionale impone una sostanziale rinuncia a perseguire visioni politiche e territoriali organiche, procedendo per singoli progetti, comparti, occasioni o, nei casi peggiori, per ragioni di emergenza (in virtù di eventuali ritardi). Al contrario, iniziare a sviluppare una narrativa condivisa di rilancio regionale e nazionale attraverso le Olimpiadi potrebbe dare forza politica e di pianificazione allo sviluppo del Dossier di candidatura che ha limiti evidenti in termini di visione spaziale e legacy.

 

Due limiti della candidatura: visione spaziale e legacy territoriale

La candidatura di Milano e Cortina alle Olimpiadi Invernali 2026 mostra interessanti elementi di discontinuità con le recenti edizioni delle Olimpiadi, anche dovuti alle esplicite richieste alle città e ai territori ospitanti fatte della nuova Agenda Olimpica 2020 in termini di sostenibilità, flessibilità ed efficienza. Questo ha implicazioni da non sottovalutare: un programma di potenziamento infrastrutturale a scala macro-regionale che si articola nei 4 cluster territoriali di Milano, Valtellina, Cortina con Anterselva e Val di Fiemme (dove si concentreranno le attrezzature sportive e per l’accoglienza di atleti e media), la prevalente realizzazione delle attrezzature sportive e per l’accoglienza di atleti e media attraverso l’uso temporaneo di attrezzature esistenti o l’allestimento ex novo di attrezzature temporanee. Questa impostazione complessifica la governance reale (non quella formale approvata dalla legge Olimpica) dei processi decisionali e degli interventi. Non emerge altresì una visione strategica di insieme: potrebbero risultare esclusi attori locali potenzialmente capaci di rallentare o addirittura bloccare la realizzazione parte delle infrastrutture, mentre manca un progetto di legacy territoriale, capace di integrare e supportare gli obiettivi del Dossier di valorizzazione della legacy ambientale, economica, sociale e sportiva del grande evento. L’impostazione data dal Dossier di candidatura di Milano e Cortina alle Olimpiadi Invernali 2026 interpreta la legacy dell’evento come un capitale da gestire, non come il risultato di un processo di sviluppo di ampia scala e di lungo periodo arricchito dalle specificità locali dei territori coinvolti: dal cluster metropolitano di Milano, ai cluster alpini delle montagne della Lombardia, del Veneto e del Trentino-Alto Adige.

 

Discutere e fare ricerca: narrazione del rilancio, integrazione a scala metropolitana e macro-regionale

I grandi eventi sono il frutto di processi inerentemente ambigui, producono effetti ed eredità positivi e negativi, storie al contempo di successo e insuccesso, inclusione ed esclusione, valorizzazione ed emarginazione, polarizzazioni e squilibri territoriali. In molti casi costituiscono occasioni di rottura rispetto a narrazioni consolidate dei luoghi che li ospitano e che, attraverso di essi, mirano a riposizionarsi sul piano economico, culturale e sociale nella percezione a livello mondiale. Al di là di semplificazioni spesso ideologiche a favore oppure contro i grandi eventi, mancano oggi narrazioni condivise per le Olimpiadi Invernali 2026. I territori toccati dalle Olimpiadi e il quadro temporale rendono una narrazione dei Giochi come opportunità di rilancio verosimile a patto che vi sia una visione territoriale capace di mobilitare e far convergere attori e interessi diversificati. L’emergenza Covid-19 sollecita a ripensare le relazioni multi-scalari tra territori metropolitani e aree montane, ma non è chiaro se e come le Olimpiadi invernali 2026 possano diventare una minaccia per certi attori e territori esclusi piuttosto che un’occasione di rilancio sostenibile alla scala macro-regionale. Il coinvolgimento e l’integrazione degli interventi su base territoriale non possono essere date per scontate, sono l’esito di processi complessi e incerti.

Sulla base delle attività di ricerca sui grandi eventi italiani e internazionali promosse negli scorsi anni e attualmente in corso, questo è uno dei fronti su cui il DAStU può sviluppare un contributo per il territorio milanese e macro-regionale. Nonostante le difficoltà di questa fase, abbiamo iniziato a stimolare il dibattito con il ciclo di seminari internazionali “Mega-events and the City: Reflections and Lessons from the Expo, Olympics and European Capital of Culture”[viii] sostenuto da Comune di Milano e Triennale Milano, e tramite il coordinamento del Cluster nazionale di ricerca sui grandi eventi di Urban@it.

 

[i] La Legge 31/2020 istituisce il Consiglio Olimpico (formato da CONI, Governo Italiano, Regione Lombardia, Regione Veneto e Province autonome di Bolzano e Trento), con il compito di sorvegliare lo svolgimento del programma di realizzazione dei Giochi; riconosce la Fondazione di diritto privato Milano Cortina 2026 (costituita da CONI, CIP, Regione Lombardia, Regione Veneto, Comune di Milano e Comune di Cortina), con il ruolo di comitato organizzatore per l’organizzazione della parte sportiva dell’evento; prevede la costituzione della società Infrastrutture Milano-Cortina 2020-2026 Spa (partecipata di Ministero dell’Economia, Ministero delle infrastrutture, Regione Lombardia, Regione Veneto e Province autonome di Trento e di Bolzano), ovvero un’agenzia pubblica con il ruolo di centrale di committenza e stazione appaltante per la realizzazione delle opere per l’evento; infine, istituisce (presso la Presidenza del Consiglio) il Forum per la sostenibilità e l’eredità dei giochi Milano Cortina 2026, con il compito di tutelare l’eredità olimpica (benefici ambientali, economici e sociali) e promuovere l’utilizzo nel lungo termine delle opere realizzate per i Giochi.

[ii] Pasqui G. (2018), Raccontare Milano. Politiche, progetti, immaginari. Milano: Franco Angeli.

[iii] Di Vita S., Morandi C. (2018), Mega-Events and Legacies in Post-Metropolitan Spaces: Expos and Urban Agendas. Basingstoke: Palgrave Mac Millan.

[iv] Di Vita S., Ponzini, D. (2020) “Milan Expo 2015. The spread of cultural events in historic places and beyond.” In Ponzini, D., Bianchini, F., Tzortzi, N., Sanetra-Szeliga, J. (Eds). Mega-Events and Heritage: The Experience of Five European Cities. Cracovia: International Cultural Centre, pp. 58-101.

[v] Comune di Milano (2020) Milano 2020. Strategia di adattamento. Documento aperto al contributo della città. Documento tratto dal sito del Comune di  Milano: https://www.comune.milano.it/documents/20126/95930101/Milano+2020.++Strategia+di+adattamento.pdf/c96c1297-f8ad-5482-859c-90de1d2b76cb?t=1587723749501

[vi] Comitato di esperti in materia economica e sociale (2020) Iniziative per il rilancio “Italia 2020-2022”. Rapporto per il Presidente del Consiglio dei Ministri. Documento tratto dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/comitato_rapporto.pdf

[vii] Basso M. (2017), Grandi eventi e politiche urbane. Governare “routine” eccezionali, un confronto internazionale. Milano: Guerini e Associati.

[viii] Maggiori informazioni sui seminari e i filmati degli interventi dei relatori si possono trovare sul sito web: http://www.tau-lab.polimi.it/mega-events-and-the-city-seminar-series/

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