aree metropolitane – Fragilità Territoriali https://www.eccellenza.dastu.polimi.it Dipartimento di eccellenza Thu, 12 Nov 2020 17:14:53 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.2 https://i0.wp.com/www.eccellenza.dastu.polimi.it/wp-content/uploads/2020/05/cropped-cropped-favicon.png?fit=32%2C32&ssl=1 aree metropolitane – Fragilità Territoriali https://www.eccellenza.dastu.polimi.it 32 32 176743178 Nuovi lavori per quartieri rinnovati https://www.eccellenza.dastu.polimi.it/2020/10/28/nuovi-lavori-per-quartieri-rinnovati/ https://www.eccellenza.dastu.polimi.it/2020/10/28/nuovi-lavori-per-quartieri-rinnovati/#respond Wed, 28 Oct 2020 20:57:23 +0000 http://www.eccellenza.dastu.polimi.it/?p=5111

Autore:

La proposta è stata elaborata da un gruppo di lavoro composto da Gabriele Pasqui, Giovanni Laino, Alessandro Coppola, Agostino Petrillo, Sandro Balducci ed è stata discussa e rivista con Claudio Calvaresi, Elena Fontanella, Rossana Torri, Andrea Ghirlanda, Davide Bazzini, Roberto Nocerino. La sua versione completa sarà pubblicata in un volume di prossima uscita per i tipi de Il Mulino.

Data

28 Ottobre 2020

Una proposta di intervento di Ricomporre i Divari per la rigenerazione ambientale dei quartieri in difficoltà nei contesti metropolitani
 

Quando si parla di “periferie” si tende ancora oggi a limitare lo sguardo alle periferie dei nuclei centrali delle aree metropolitane. Tuttavia, è ormai noto come la condizione periferica sia ormai esplosa estendendosi ad una scala ben più ampia di quella comunale e che ha ormai una dimensione territoriale: la “periferia” di Milano non è solo il quartiere di Gratosoglio ma anche è sempre di più il comune di Pioltello o di Melzo, che distano da Piazza del Duomo rispettivamente 12 e 22 chilometri.

I grandi contesti metropolitani così intesi sono fra i territori “fragili” al centro dei progetti del percorso di “Ricomporre i divari” e su cui si dovrà investire con forza nei prossimi anni. Si tratta di una fragilità che discende in gran parte dall’essere sede degli effetti forse più vistosi di processi di polarizzazione sociale e spaziale che hanno modificato le società urbane negli ultimi decenni. Processi che hanno condotto da una parte alla crescita delle diseguaglianze di redditi e patrimoni e dall’altra a forme di concentrazione spaziale di gruppi sociali particolarmente vulnerabili.

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Si può fare molto per aggredire almeno alcuni dei fattori di produzione e riproduzione di queste diseguaglianze. Un rafforzamento dei governi metropolitani – a partire dal riconoscimento di poteri concreti in ambiti decisivi quali la regolazione dei suoli e quindi le politiche abitative – sarebbe senza dubbio importante. Tuttavia, fin da subito si possono promuovere interventi concreti che facciano leva sulla programmazione della politica di coesione 2021-27, e quindi anche sull’opportunità dei fondi della Recovery and Resilience Facility, e che si concentrino sui “quartieri in crisi” delle aree metropolitane così intese. Questi sono gli spazi dove, anche simbolicamente, sono più evidenti gli effetti dei processi di polarizzazione che abbiamo citati e che pur con articolazioni e intensità differenti – il divario Nord-Sud è ovviamente molto rilevante anche in questo caso – fronteggiano problemi comuni. Proprio in questi quartieri, nei quali sono venute meno le risorse per la manutenzione e la cura del territorio, delle residenze, dei servizi e dello spazio pubblico e dove si sono accumulati problemi generati da cattive politiche o dall’assenza di politiche – l’abbandono di attive politiche abitative, per citarne una tra le più rilevanti – emerge con evidenza un problema ambientale, che deve essere trattato con politiche che siano in grado di affrontare anche problemi di coesione e giustizia sociale.

Le condizioni di difficoltà demografica, economica, sociale e materiale nella quale versano alcuni di questi quartieri sono state ulteriormente accentuate dagli effetti diretti ed indiretti della pandemia, che ne ha rivelato la rilevanza e la profondità. Il modo in cui si è manifestato negli scorsi mesi questo aggravamento delle condizioni di deprivazione ha assunto diverse forme, connesse al divario in termini di dimensioni, qualità e comfort dello spazio domestico; al gap relativo alla disponibilità e qualità delle connessioni di rete e alla mancanza di adeguati supporti tecnologici, che ha colpito soprattutto, anche se non esclusivamente, i giovani in età scolare; alla riduzione o addirittura all’azzeramento del reddito, soprattutto per le famiglie e per gli individui in condizioni lavorative precarie e impiegate in settori particolarmente colpiti dal lockdown; alla difficoltà di accesso ai servizi territoriali, spesso meno strutturati che in altre zone delle città.

Per aggredire almeno alcuni dei fattori della produzione e riproduzione di queste diseguaglianze occorre una strategia di lungo periodo, non episodica e adeguatamente finanziata e capace di muovere diverse leve: occupazionali, sociali, ambientali. L’obiettivo del progetto è quindi quello di creare nuovo (e buon) lavoro nel campo della rigenerazione e riqualificazione ambientale e tecnologica dei quartieri più in difficoltà delle aree metropolitane italiane, coinvolgendo nei progetti di riqualificazione degli spazi urbani imprese che assumano in modo regolare giovani disoccupati, in cerca di prima occupazione o giovani che non studiano né lavorano (NEET) che risiedono nei quartieri, ma anche donne disoccupate o fuoriuscite dal mercato del lavoro anche in ragione della crisi legata all’emergenza sanitaria da COVID-19. La dimensione di innovazione nelle procedure di procurement pubblico sarà quindi essenziale, con le amministrazioni pubbliche coinvolte impegnate a fare ampio ricorso a “clausole sociali” finalizzate al massimo coinvolgimento occupazionale possibile delle popolazioni locali, a partire dai gruppi indicati. Ma anche ambientali, dando piena attuazione al Green Public Procurement e individuando – in collaborazione con università e centri di ricerca – i protocolli di intervento più innovativi dal punto di vista della qualità ambientale e prestazionale degli interventi. Queste innovazioni, e la lunga durata del programma, saranno anche funzionali a promuovere la nascita di nuove imprese da accompagnare attraverso programmi mirati di formazione e sostegno.

L’ipotesi che proponiamo è che questi progetti di quartiere dal forte contenuto sperimentale consentano di definire le caratteristiche di una politica nazionale estesa a tutto il territorio italiano – e quindi non solo le 14 aree metropolitane – e che possano essere attivati combinando assieme le diverse opportunità di finanziamento disponibili (la nuova edizione del PON Metro 2021-27; la Recovery and Resilience Facility; le risorse nazionali). Nell’ambito dei progetti, che dovranno avere natura integrata, potranno e dovranno essere finanziati interventi diversi fra i quali di manutenzione straordinaria e di riqualificazione degli spazi pubblici e degli edifici in relazione a diverse aree di interesse: efficientamento energetico degli edifici residenziali (pubblici e privati) e degli edifici che ospitano servizi pubblici (scuole, servizi sociali, impianti sportivi); ridisegno e manutenzione straordinaria degli spazi pubblici (parchi, giardini, piazze, cortili degli edifici scolastici, ..) e rigenerazione di edifici o spazi pubblici abbandonati, che potrebbero essere recuperati e messi a disposizione per attività di natura sociale; potenziamento delle connessioni di rete per residenze e scuole; ridisegno di sistemi di raccolta, trattamento e riciclo dei rifiuti con il potenziamento di opportunità locali di trasformazione; riqualificazione e rifunzionalizzazione di patrimonio residenziale sottoutilizzato ed abbandonato al fine del potenziamento dell’offerta abitativa (come più estesamente suggerito da altre proposte del percorso di Ricomporre i Divari).

I quartieri che potranno essere oggetto di intervento non saranno riconducibili esclusivamente alla famiglia dei quartieri di proprietà pubblica, ma potranno comprendere anche aree di edilizia privata caratterizzati da fenomeni di fragilità demografica e sociale e difficoltà abitativa e dove gli incentivi per l’adeguamento dell’edilizia privata potranno essere utilizzati per conseguire obiettivi di più ampio interesse sociale ed ambientale. Progetti ragionevolmente complessi per i singoli quartieri dovrebbero avere una dotazione di circa 20-25 milioni di euro ciascuno, un importo che può trovare agevolmente copertura nelle diverse fonti di finanziamento attivabili, anche attraverso un’estensione nel medio termine dei crediti fiscali previsti dal cosiddetto “Decreto rilancio” e che risultano accessibili anche alle aziende di edilizia pubblica

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>>visita il sito Forum Disuguaglianze Diversità

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RICOMPORRE I DIVARI proposte per aggredire le diseguaglianze socio-spaziali nel nostro paese. https://www.eccellenza.dastu.polimi.it/2020/10/26/ricomporre-i-divari-proposte-per-aggredire-le-diseguaglianze-socio-spaziali-nel-nostro-paese/ https://www.eccellenza.dastu.polimi.it/2020/10/26/ricomporre-i-divari-proposte-per-aggredire-le-diseguaglianze-socio-spaziali-nel-nostro-paese/#respond Mon, 26 Oct 2020 10:06:37 +0000 http://www.eccellenza.dastu.polimi.it/?p=5093

Autore:

Alessandro Coppola, Matteo Del Fabbro, Arturo Lanzani, Gloria Pessina, Federico Zanfi

Data

26 Ottobre 2020

Ricomporre i divari: combattere le disuguaglianze e realizzare la transizione ecologica attraverso politiche e progetti attenti ai territori

Con la conferenza “Ricomporre i divari. Politiche e progetti contro le diseguaglianze” tenutasi presso il Dipartimento di Architettura e studi urbani del Politecnico di Milano nel febbraio 2020, in collaborazione con il Forum Disuguaglianze Diversità e nel quadro del programma di ricerca dedicato alle “fragilità territoriali”, ha preso avvio un percorso di elaborazione di proposte finalizzate ad aggredire le diseguaglianze socio-spaziali nel nostro paese. Venticinque gruppi di lavoro formati da ricercatori ed esperti stanno sviluppando altrettante idee progettuali sui temi dell’abitare, della mobilità, delle infrastrutture della vita quotidiana, degli spazi aperti e più complessivamente delle strategie di pianificazione e sviluppo territoriale del nostro paese. Tali proposte hanno l’ambizione di essere risolute nel loro aggredire nodi lungamente irrisolti, individuando le condizioni in base alle quali ciò può avvenire e allo stesso tempo concrete nella loro fattibilità immediata anche nel quadro della programmazione delle risorse della Recovery and Resilience Facility.

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Le proposte saranno raccolte in un volume che sarà pubblicato per i tipi de Il Mulino agli inizi del 2021. Da oggi ne anticipiamo alcune qui, sulla pagina del Forum Disuguaglianze Diversità. In particolare, daremo spazio a una prima serie di proposte che mettono direttamente a fuoco il cambiamento di scenario territoriale entro il quale necessariamente dovranno calarsi le politiche della ripresa post-Covid 19, un cambiamento che le politiche pubbliche dovrebbero riconoscere pena il rischio non solo di non risolvere i problemi, ma addirittura di drammatizzarli. La crisi del 2008, poi la stagnazione e infine l’irruzione della pandemia ed il prolungarsi dei suoi effetti economici e sociali hanno profondamente mutato i termini territoriali dello sviluppo e dell’organizzazione economica e sociale del paese. I divari storici si sono allargati mentre nuovi divari sono andati emergendo, con regioni forti che sono andate progressivamente indebolendosi. Egualmente, anno dopo anno, sono andate manifestandosi le crescenti vulnerabilità a un insieme di rischi che possiamo definire “territoriali” nel loro combinare minacce sistemiche – il cambiamento climatico è il primo fra questi, ma anche lo stesso rischio sismico – con processi di fragilizzazione sociale e demografica che tendono ad acutizzare la vulnerabilità a tali rischi. Nonostante sempre di più le crisi e le disuguaglianze si manifestino in forme ben localizzate nello spazio delle diverse Italie, le politiche pubbliche continuano ad essere in gran parte generalizzanti, incapaci di leggere il territorio, “spatially blind”.

Tra le proposte in cantiere, dunque, sei trattano direttamente di questi divari emergenti e propongono strategie integrate e place-based che guardano ad essi come delle concrete fattispecie territoriali che vanno analizzate e trattate come tali anche da parte delle politiche nazionali. Si afferma così il principio che politiche settoriali uniformi da sole non possono aggredire problemi complessi con specifiche declinazioni territoriali, che anzi troppo spesso sono il frutto di un approccio settoriale e generalizzante ai problemi stessi che non riconosce queste specificità.

La prima proposta ad essere presentata riguarderà i quartieri in difficoltà delle aree metropolitane. Successivamente, nelle prossime settimane illustreremo proposte che riguarderanno le aree interne marginali segnate dallo spopolamento, la terza Italia produttiva in crisi economica ma anche sociale ed ambientale, la Pianura Padana inquinata e la sua popolazione in larga parte fragile, come dimostrato dalla crisi del Covid-19, i territori delle ricostruzioni post-sisma e, infine, gli 8000 km di coste esposte ai rischi indotti dal cambiamento climatico.

I curatori di Ricomporre i Divari: Alessandro Coppola, Matteo Del Fabbro, Arturo Lanzani, Gloria Pessina, Federico Zanfi

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>>visita il sito Forum Disuguaglianze Diversità

Leggi anche questo articolo in collaborazione con l’Espresso :

>>Le cinque Italie su cui dovremmo spendere il Recovery fund

 

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