FASE 2: ATTENZIONE AI PIU’ FRAGILI #scuolacondivisa

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Barbara Coppetti

Data:

19 Aprile 2020

Su ogni fronte della contemporaneità, e oggi più che mai, si leva forte e chiara la necessità di cambiamento e aggiornamento della scuola nelle sue componenti fondamentali. Intervenire sull’innovazione della didattica e sul ripensamento del ruolo dell’istituzione scolastica è, come formalizzato nella Legge 107 del 2015 detta Buona Scuola, un’esigenza culturale, politica, economica, educativa e istituzionale. In questi ultimi cinque anni si è attivato un nutrito numero di progetti di ricerca e numerose iniziative di amministrazioni pubbliche, come i concorsi MIUR #scuoleinnovative, la ricerca Indire, i concorsi di rigenerazione o progettazione di plessi scolastici a Torino, Palermo, L’Aquila, Milano, Bolzano ma anche Praga, Locarno, Istanbul… Ci sono stati alcuni importanti convegni e dibattiti sul tema, moltissimi articoli su quotidiani e riviste specializzate. Il comune denominatore rintracciabile in ciascuna di queste iniziative è il bisogno di identità che la scuola italiana ha, per diventare riferimento per la collettività, per connotare il contesto fisico-relazionale in cui si sviluppano i processi educativi. Un bisogno dunque di architettura attraverso un processo progettuale partecipativo che possa far convergere le esigenze della formazione e dell’insegnamento con quelle di tutta la comunità educante, dei ragazzi e delle famiglie, ma anche una scuola aperta, luogo d’incontro capace di accogliere anche la vita e i riti della città. [continua]

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In fase di emergenza sanitaria Covid19, convenzionalmente da giovedì 5 marzo, data del primo Decreto del Presidente del Consiglio e della chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, leggiamo quotidianamente articoli da cui si evince l’urgenza di avanzare proposte e soluzioni alle incalzanti difficoltà. Tra i titoli:  “Scuola, un rientro problematico tra distanze e continuità didattica”,“Scuola, le tante criticità del rientro a settembre”, “Scuola, didattica on-line a settembre ma non dobbiamo lasciare nessuno studente indietro”, “Dati, problemi e soluzioni per il distanziamento sociale negli istituti”, “Turni e flessibilità di orario per il distanziamento, didattica mista aula-casa”, Così rendiamo i ragazzi meno motivati” … Il 14 aprile l’intervista di Repubblica e del  Sole 24 ORE ad Andrea Gavosto – direttore di Fondazione Agnelli, promotore del progetto TorinoFaScuola e della ricerca sul patrimonio scolastico in Italia, appena pubblicata nel Rapporto sull’edilizia scolastica – immagina quella che è stata definita la Fase 2, ovvero il rientro a settembre dei bambini e dei ragazzi a scuola. Nonostante il ritardo nell’avvio della didattica digitale – e constatati i pochi effetti prodotti dal Piano Nazionale Scuola Digitale previsto nella riforma Buona Scuola – nelle nostre Primarie, Secondarie e Superiori la reazione a cimentarsi in lezioni on-line ha fatto si che 6,7 milioni di studenti in Italia oggi seguano lezioni in rete.

Il dato che reputo inquietante e su cui vorrei porre l’attenzione è relativo al restante 20% (pari a un milione e 600 mila studenti)  che rischia di rimanere escluso da questa modalità di didattica perché non dispone di devices e connessioni; certamente non ha aiuto o uno stimolo adeguato dalla famiglia, né dai docenti per attivare alternative e magari inizialmente usare lo smartphone. Anche per i più piccoli, per i bambini che sono ai primi anni della Primaria, accedere all’aula virtuale non è così immediato ed è necessario avere la disponibilità dei genitori nell’avviare la connessione e nel procedere in tutti i passaggi durante la lezione. 

Eppure la priorità parrebbe essere quella di dotare di connessione e di tablet il milione e 600 mila studenti non raggiunti dalle lezioni on-line, coinvolgendo gli alunni disabili in progetti mirati e attività specifiche, recuperando i ragazzi dispersi, che probabilmente però hanno lasciato la scuola venendo a mancare l’unico aspetto, quello legato alle relazioni sociali, per cui nutrivano interesse. Tra le criticità oggetto della discussione sulla Fase 2 emerge come nella dimensione delle aule nelle nostre scuole, che di rado superano i 50 mq, sia improprio secondo il principio del distanziamento sociale avere i 25 alunni che mediamente compongono le classi. Trovare allora caso per caso delle forme di turnazione tra lezioni on-line e lezioni in presenza, sarà probabilmente un modo per affrontare un progressivo e parziale rientro a scuola. E di nuovo però per i bambini delle scuole elementari e della scuola materna (e per i loro genitori) sarà arduo l’elemento ritmico, nodale in ambito pedagogico.

Da tempo Umberto Galimberti sostiene che nelle aule delle nostre scuole non dovrebbero esserci oltre 15 alunni per classe. Il suo presupposto però avrebbe l’obiettivo di elevare la qualità della formazione nelle scuole e provvedere al deficit educativo e agli effetti negativi dell’analfabetismo affettivo, di cui genitori e insegnanti, per ragioni diverse, sarebbero responsabili.

Che sia forse questo il momento per avviare la sperimentazione di un cambiamento radicale?   Necessaria però, per Galimberti, anche una riduzione della tecnologia, che non stimolerebbe l’intelligenza emotiva (o educazione socio-emozionale), componente fondamentale nello sviluppo della psiche umana. Abbracciano questo approccio però decadrebbe l’ipotesi – almeno per Primaria e Secondaria- di avere in alternanza metà classe in presenza e l’altra metà contemporaneamente on-line.

Insomma, la complessità della ricerca e della sperimentazione che coinvolge la sfera della scuola pubblica è alta e ineludibile; in questo momento non ci sono scenari verosimili per la Fase 2. La ricerca DAStU di cui sono responsabile si colloca in questo contesto e assume le nuove condizioni di vita che ci riguardano tutti. “Una scuola condivisa, per una cultura della Felicità” continuerà a proporre interventi di condivisione e rafforzamento della comunità educante e di rinnovamento metodologico-strutturale a partire da una regia partecipata e inclusiva. Il progetto si è strutturato su fondamenti teorici e di intervento sperimentati in presenza e con efficacia in alcuni territori metropolitani dove è stato possibile realizzare un progetto educativo che ha permesso da un lato ai Minori (fascia d’età 5/14 anni) di sperimentare modalità di apprendimento attraverso il coinvolgimento della totalità della loro persona (mente, corpo, emotività) e dall’altro ha consentito ai famigliari di riconoscere nei propri figli (e in loro stessi) talenti e competenze inaspettate. Da queste esperienze è nato, tre anni fa, il desiderio di implementazione metodologica tesa ad arricchire e sperimentare l’innovazione pedagogica in sinergia con il progetto di rigenerazione degli spazi dell’apprendimento. Il progetto dunque, che si propone di sperimentare ed esportare un modo di intervenire nel mondo della Scuola Pubblica affinché essa si trovi nelle condizioni di rispondere concretamente alle esigenze di cambiamento date dalla contemporaneità potenziando il proprio mandato educativo, continuerà ad agire sulla sfera pedagogica, architettonica e sull’azione sociale vivacemente condotta dal terzo settore. E’ però necessaria la rimisurazione degli obiettivi e l’aggiustamento dell’assetto del progetto alla luce della pandemia e delle nuove necessità didattiche. Un impulso ulteriore ad un lavoro nato dal basso, un progetto trasversale visionario ma allo stesso tempo estremamente concreto e reale di trasformazione sensibile tra dentro e fuori la scuola.  

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6 Aprile 2020,  Un coro virtuale di 700 bambini intona “Nessun Dorma”,  emozionante messaggio di speranza e solidarietà. Iniziativa dell’Associazione Musicale Europa InCanto col coro formato da 700 bambini unito virtualmente intonando l’aria dell’opera Turandot di Giacomo Puccini. I bambini che hanno aderito all’iniziativa hanno seguito le indicazioni dell’App “Scuola InCanto” che li ha guidati nell’esecuzione del brano come un karaoke. Ad accompagnare l’esecuzione dei bambini è stata un’orchestra virtuale formata dagli orchestrali di EICO-Europa InCanto Orchestra, diretti dal Maestro Germano Neri