È in libreria il volume ‘Le Aree Interne Italiane’

Libri

Autori

Coordinamento Rete Nazionale
Giovani Ricercatori per le Aree Interne

Data di pubblicazione

2021

ISBN

9788832080681

Le Aree Interne Italiane - Book

Le Aree Interne Italiane

Un banco di prova per interpretare e progettare i territori marginali

Il volume, nato e sostenuto nell’ambito del progetto “Fragilità Territoriali” (Dipartimenti d’Eccellenza 2018-2022, L.232/2016) e dei dottorati in Urban Planning, Design and Policy e in Conservazione dei Beni Architettonici del Politecnico di Milano, propone una riflessione critica sui risultati del primo ciclo di finanziamento della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) 2014-2020, in vista del ciclo successivo.  

Attraverso i diversi capitoli tematici, esito del confronto tra oltre 150 ricercatori riuniti sotto il nome di Rete Nazionale di Giovani Ricercatori per le Aree Interne in Italia, questo testo collettivo restituisce la ricchezza delle discussioni multidisciplinari che hanno avuto luogo nei mesi di giugno e luglio 2020 durante il workshop della Rete.   

Data la peculiarità e la consistenza delle aree interne italiane, il testo rappresenta un importante contributo al dibattito accademico e politico internazionale sulle “Inner Peripheries”, sia in merito all’analisi, gestione e progetto in territori marginali caratterizzati da elevati gradi di fragilità eesposti a vari rischi che sulle possibili misure per ridurre le disuguaglianze territoriali in Europa.  

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La genesi del volume: passione e curiosità, di Coordinamento Rete Nazionale Giovani Ricercatori per le Aree Interne.

Prefazione. Le aree interne per l’Italia, di Gabriele Pasqui

PARTE PRIMA: DESCRIVERE E CLASSIFICARE I TERRITORI MARGINALI

Contrazione può risultare una nozione generica e ambigua. In questo scritto essa è considerata come una possibile condizione di fragilità di un territorio e riguarda non solo il declino sociodemografico bensì è messa in relazione anche all’arretramento della presenza antropica, al degradamento del capitale fisso sociale e all’abbandono del patrimonio edilizio e infrastrutturale. Pur non essendo al centro delle grandi stagioni di studi urbani e del secolo scorso, la letteratura sulla contrazione è vasta e in continua accumulazione. L’ampia rassegna di posizioni permette di riconoscere, con intensità e concettualizzazioni differenti, sei rilevanti stagioni di studi che hanno avuto un’importante relazione con il fenomeno della contrazione: l’epocale esodo rurale delle aree montane e agricole; la stagione del decentramento produttivo e della dismissione; l’affacciarsi delle diverse forme di urbanizzazione diffusa; le forme più episodiche di catastrofi; i mutamenti politici e sociali e le connesse migrazioni. Infine, lo studio della letteratura permette di riflettere sulla percezione della contrazione nel dibattito pubblico e disciplinare. C’è una convergenza in un’inclinazione unitaria che restituisce da una parte un atteggiamento luttuoso e allarmistico verso il fenomeno della contrazione e dall’altra consegna immagini consolidate legate solo allo spopolamento e all’abbandono delle aree interne.

[Con contributi brevi di: B. Caselli, G. Dino, M. Macaluso, C. Ignaccolo, M. Peverini, M. Berardi, V. Volpe]

La questione dei servizi al cittadino è alla base della definizione stessa di Aree Interne. Sono Interne quelle aree che hanno una distanza dai servizi di cittadinanza essenziali – mobilità, educazione e sanità – maggiore di 20 minuti. Questo capitolo affronta il tema dei servizi sotto diverse prospettive, alcune di carattere più analitico si interrogano sul ruolo dei servizi al cittadino come elemento stesso di definizione dei territori marginali e sugli strumenti necessari per indagare i bisogni essenziali nelle aree interne; altre maggiormente esplorative e progettuali, indagano i sistemi di governance che sottendono la programmazione e la progettazione dei servizi nelle aree interne, le condizioni e gli strumenti necessari per realizzare servizi efficaci per rispondere ai bisogni della cittadinanza.

[Con contributi brevi di: V. Moretto, Q. Crosta, V.R. Zucca, C. Amato, M.G. Di Baldassarre, E. Nicolini]

Il saggio intende discutere criticamente la Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI) considerando alcuni aspetti chiave per questa politica pubblica. Si propone una sintetica revisione del concetto di “area interna” e delle politiche pubbliche italiane che in passato hanno affrontato la questione della marginalità territoriale. A valle di questa introduzione, si discutono tre questioni della Strategia su cui si stanno sviluppando interessanti filoni di ricerca in merito (1) all’approccio con cui si guardano e classificano le aree interne, (2) all’applicazione della politica alla scala locale e (3) all’integrazione della Strategia con altre politiche che propongono azioni di sviluppo sui medesimi territori. Questi spunti permettono di elaborare una lettura critica della Strategia che porta un’ulteriore domanda di ricerca: una politica per le aree interne o le aree interne in ogni politica? Con questa domanda si intende mettere in crisi l’assoluta necessità di politiche pubbliche a sostegno delle aree marginali e proporre al dibattito italiano e internazionale una revisione critica sul tema.

 

[Con contributi brevi di: C. Di Dato, M. Leonetti, F. Impei]

PARTE SECONDA: LA GESTIONE DELLE RISORSE

Le aree interne e marginali sono caratterizzate da una forte relazione tra ecosistemi e sistemi sociali. Le risorse naturali (falde e corsi d’acqua, suoli, foreste ecc.) – in alcuni casi gestite come commons per molti anni sono state alla base di diverse attività antropiche (pesca, agricoltura, pascolo, prelievo legnoso, ecc.) generatrici di culture, economie e assetti politici. Si tratta di contesti in cui la salute dei luoghi oscilla oggi tra l’efficacia dei vincoli di tutela nelle aree protette e le socio-patologie nelle aree infette, con una varietà di possibilità nel mezzo. Alla luce delle riflessioni maturate nell’ambito di una stagione di attenzione verso le Aree Interne del Paese e i loro assetti ambientali, spesso fragili, il presente scritto si interroga sui possibili approcci conoscitivi, su strumenti, pratiche e politiche capaci di affrontare la questione della cura dei paesaggi come un’opportunità per transitare dai modelli di crescita fondati sulle economie estrattive a nuove alleanze tra umanità e ambiente. Lo scritto mira altresì a indagare quali forme organizzative (governance) territoriali possano consentire la vita dei socio-ecosistemi in tali aree, garantendo diritti e opportunità di benessere collettivo.

 

[Con contributi brevi di: M. Giacomelli, F.C. Pavesi, S. Tornieri, S. Parentini, S. Massaro, V. Coraglia, G. Ottaviano, C. Rigo, C. Vacirca, D. Simoni]

Il saggio affronta il tema delle aree interne attraverso la lente delle fragilità e dei rischi ambientali, nell’attuale contesto di crisi climatica. Dopo aver brevemente introdotto il tema del trattamento dei rischi ambientali da parte delle politiche pubbliche italiane, il testo si sofferma sulla SNAI e su altre recenti politiche che pongono al centro le aree interne. Il saggio indaga poi l’attenzione riservata a questi temi da parte della ricerca scientifica, in particolare nei campi dell’analisi delle politiche pubbliche, dell’ecologia politica, della sociologia ambientale e degli studi urbani e territoriali. Osservando alcune interessanti interazioni tra campi disciplinari differenti, il testo approfondisce il caso di alcune aree interne nelle quali sono in corso ricerche di natura transdisciplinare, che spesso vedono la partecipazione di giovani ricercatori, abitanti e istituzioni attive a più livelli. Il saggio si conclude con una riflessione sul futuro della SNAI e della ricerca sui rischi ambientali nelle aree interne, anche nel contesto dell’ampio programma di finanziamenti Next Generation EU.

 

[Con contributi brevi di: Gruppo di ricerca “Emidio di Treviri”, S. Montecchiari, F. Romagnoli, M. Masiero, L. Secco, S. Restelli, C. Ebbreo, G. Asmundo]

La dimensione composita che distingue i sistemi rurali, e la potenzialità intrinseca di farsi risorsa attiva rigenerativa per territori fragili, è ben rappresentata dal concetto di “patrimonio rurale come capitale territoriale” (Dezio, 2020). A partire da questa riconcettualizzazione, in che modo i sistemi rurali possono concorrere alla rinascita delle aree interne? Per rispondere a tale domanda si esploreranno le relazioni coevolutive (Norgaard, 1984a; Norgaard 1984b) delle molte dimensioni del capitale territoriale rurale, nell’ottica di ricomporre il divario tra settori, scale e livelli di governo. L’obiettivo del capitolo è di contribuire allo spazio di discussione sui temi rurali nell’ambito delle aree interne, già introdotto nelle ricerche della Strategia Nazionale per le Aree Interne (2013), al fine di stimolare un dibattito di respiro aperto, accessibile e trasversale, alternando riflessioni di carattere analitico sulle trasformazioni in atto ad utopie possibili di antifragilità.

 

[Con contributi brevi di: F. Vigotti, A. L’Erario, A.B. Cervellera, D. Bazzana, S. Baralla, L. Giupponi, V. Leoni, D. Pedrali, A. Rodari, A. Giorgi, A. Ambroso]

 

Il patrimonio architettonico delle aree interne e la possibilità di un ritorno a vivere stabilmente in queste zone sono tornati centrali nel dibattito nazionale a causa dell’emergenza sanitaria e degli evidenti limiti dell’abitare i grandi agglomerati urbani: nei contesti marginali il costruito esistente è in gran parte sottoutilizzato o inutilizzato. Nella prima attuazione della Strategia Nazionale per le Aree Interne (2014-2020) il tema della conservazione del patrimonio architettonico diffuso è risultato essere solo tangenziale agli obiettivi di questa importante politica. Il contributo intende richiamare all’attenzione alcune questioni da cui dipendono la tutela del costruito e gli interventi su questo patrimonio: la funzione abitativa degli insediamenti, la riattivazione socio-economica dei territori, il ruolo delle amministrazioni e delle associazioni, i possibili canali di finanziamento. Le questioni qui richiamate permettono di elaborare riflessioni ed osservazioni per una nuova prospettiva di ricerca, che riporti centrali nel dibattito il progetto per il costruito come tema multidisciplinare e interdisciplinare, capace di mediare tra le istanze della tutela del patrimonio architettonico e quelle dell’adeguamento agli standard abitativi contemporanei.

 

[Con contributi brevi di: M.A. Catella, C. Circo, D. Sanzaro, C. Camarda, E. D’Andria, V. De Caro, A. Parisi, F. Chiacchiera, A. Ghirardi, S. Cafora, G. De Lucia]

PARTE TERZA: STRUMENTI E STRATEGIE DI INTERVENTO

Il turismo ha un ruolo da protagonista nelle politiche di sviluppo delle aree interne; nell’immaginario comune, inoltre, si tende spesso a sopravvalutare quelle che sono le sue effettive capacità di rivitalizzazione dei territori remoti, oppure non ne vengono considerati i possibili impatti negativi. Il capitolo affronta il ruolo del turismo nelle aree interne, proponendo il superamento di una visione del turismo come panacea per le aree interne e analizzandolo come un fenomeno complesso e dalle molte sfaccettature. Nel considerare il turismo come un modo contemporaneo di abitare i territori, in un mondo dove i ruoli delineati di turista e abitante sono sempre più labili, il saggio cerca di comprendere fino a che punto esso può essere un vettore di sviluppo per i territori periferici, con quali potenzialità da sviluppare, problemi e ostacoli.

 

[Con contributi brevi di: M. Pasquali, F. Ferreri, M. Pascolini, V. De Marchi, C. Zanetti, A. Marzo, F. Bianchi, M. Vedoà]

Le aree interne, periferiche, marginali sono luoghi in cui le strategie di sviluppo economico si muovono nella tensione tra valorizzazione delle risorse e delle capacità territoriali, e giacimenti (naturali, ambientali, culturali) da ripensare. Co-produzioni, mercati nidificati, retro-innovazioni in processi e prodotti intersecano servizi e infrastrutture (materiali e immateriali), collaborazioni pubblico-privato, piattaforme di produzione e scambio con le vicine aree urbane. Quali sono i cambiamenti, reali e possibili? Quali le dinamiche di cambiamento/apprendimento istituzionale, nel legame necessario tra istituzioni, soggetti informali/comunità e sviluppo economico?

 

[Con contributi brevi di: I. Tonti, L. Di Salvatore, S. Boccaletti, A. Calderamo]

Postfazione. Perdere o vincere, ma a quale gioco? di Philippe Estèbe, Xavier Desjardins