Panem et domus al tempo del Covid-19

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Imma Forino

Data:

6 Aprile 2020

Farina e lievito di birra sono fra i beni di prima necessità a sparire dagli scaffali dei supermercati. — L’industria molitoria in Sicilia non solo non si ferma, ma implementa la sua produzione trasformandola a ciclo continuo ovvero senza interruzioni. — I fattorini del delivery food lamentano i pericoli sanitari in cui incorre la categoria professionale, a rischio non solo per la precarietà dell’impegno ma, ora, anche per i possibili contagi. In tempi di virus globale, le cronache recenti testimoniano un cambiamento epocale nelle abitudini di vita degli italiani, e non solo, concretizzatosi in un lasso di tempo brevissimo.

Dopo più di una decade in cui le esistenze  erano improntate ai diktat della mobilità e del cambiamento, per ragioni professionali o di studio, ad assetti domestici temporanei o per lo meno vissuti come tali, a pasti approntati o consumati in fretta o, viceversa, sostituiti da preparazioni pre-pronte o consegnate a domicilio o, infine (e per chi può permetterselo), centellinati in ristoranti gourmet, i “nuovi nomadi” restano a casa e cucinano o imparano a farlo. Pane, focacce, torte: sono gli impasti a essere preferiti, non solo perché inventivi ma perché densi di una manualità lenta e pensosa. Ritorno al gesto, laddove il pensiero si perde nella paura.

Il telelavoro ‒ ben diverso dallo smart working, che implica riunioni frequenti e di persona ‒ riempie il resto delle giornate, mentre i figli seguono le lezioni a distanza o, appena possono, si connettono alla playstation collegandosi in remoto con gli amici e urlando come forsennati. Ore e ore trascorse davanti alla televisione o allo schermo del pc o dello smartphone riempiono occhi ed orecchie di aggiornamenti funesti, mentre “fuori” le autoambulanze sfrecciano dilaniando il silenzio della “città vuota” (It’s a Lonely Town di Gene McDaniels diventa nel testo di Giuseppe Cassia e nell’interpretazione di Mina struggente rimpianto in una affollata metropoli).      

La casa è diventata l’epicentro di ciascuno, roccaforte da cui non allontanarsi, baluardo da opporre al contagio, alla malattia, alla morte. Come in altri periodi di crisi ‒ quella petrolifera degli anni Settanta, il tempo delle stragi del medesimo decennio, il crollo economico del 2008, gli attentati terroristici del nuovo secolo ‒ si assiste al riflusso nel privato, oggi più che mai obbligatorio se si vuole avere scampo. Abbandonati per viaggi intorno al mondo, frequenti giri fuori porta o ameni fine settimana, i luoghi domestici tornano a essere le quinte del vivere quotidiano.  E in essi la cucina è rinnovata ribalta, e non più retroscena, perché pane e abitazione sono inestricabilmente connessi. Sitòfagoi [mangiatori di pane] erano gli eroi omerici, distinti così dai famelici barbari per indicarne la civiltà ‒ fare il pane richiede esperienza e competenza ‒ incentrata intorno all’òikos, la casa o unità-base della società, all’origine della democrazia occidentale.

In una contemporaneità, che nella sua eccitante fuga in avanti ha accantonato la dimensione culturale della domesticità, vale la pena provare a riflettere sul senso di questo ritorno a casa, per quanto forzato esso sia, e su quale prospettive aprirà, “dopo” il tempo del Covid-19 .

Ricomporre i divari. Progetti e politiche territoriali contro le disuguaglianze

Organizzatori

Alessandro Coppola, Matteo Del Fabbro, Arturo Lanzani, Gloria Pessina e Federico Zanfi (DAStU, Politecnico di Milano)

DAStU-Dipartimento d’Eccellenza sulle Fragilità
territoriali 2018-2022 in collaborazione col Forum Disuguaglianze Diversità

Data

17-18 febbraio 2020

In un periodo in cui le disuguaglianze economiche e sociali hanno acquisito un’importanza primaria nell’agenda politica e nel dibattito scientifico internazionali, nel nostro paese il tema è stato affrontato e ha ricevuto un’attenzione speciale nelle iniziative del Forum Disuguaglianze Diversità. Il Forum è una rete di organizzazioni del terzo settore che promuove un dialogo con il mondo accademico al fine di mobilitare le ampie conoscenze scientifiche esistenti e metterle a servizio delle domande, intuizioni e ambizioni dei soggetti organizzati – da Legambiente alla Caritas – che si sono impegnati a costruire e portare all’attenzione del dibattito pubblico strade percorribili per ridurre le disuguaglianze economiche e sociali in Italia.

L’iniziativa del Forum si è di recente incontrata con il programma di ricerca “Fragilità Territoriali” promosso dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano. Il programma ha portato al reclutamento di 16 assegnisti di ricerca ora attivi nello sviluppo di altrettante linee di ricerca trasversali e transdisciplinari consacrate a temi che vanno dalla segregazione residenziale alle politiche sui rischi ambientali.

È questo il quadro nel quale il DAStU ha promosso, in collaborazione con il Forum DD, una due giorni di riflessione e proposta tenutasi a Milano gli scorsi 17 e 18 febbraio. Gruppi di lavoro formati da oltre cinquanta esperti – studiosi di diversi atenei italiani, funzionari pubblici, esponenti di organizzazioni della società civile – si sono confrontati sul tema: “Ricomporre i divari. Politiche e progetti territoriali contro le disuguaglianze”.

L’incontro ha cercato di mettere in evidenza il modo in cui i saperi e le dinamiche legate ai processi di sviluppo territoriale e alla progettazione dello spazio fisico possono contribuire alle proposte per la riduzione delle disuguaglianze. L’iniziativa si inscrive così in una tradizione di lungo periodo, quella dell’urbanistica europea, che si è posta non solo come strumento di gestione della crescita dell’urbanizzazione, ma anche come azione di riforma delle condizioni di vita urbane(consapevoli che oggi l’urbano è una condizione socialmente e spazialmente molto estesa).

I lavori della due giorni si sono organizzati intorno a quattro sessioni.

  • La prima sessione ha svolto un ruolo di riflessione metodologica sulle tendenze e le rappresentazioni dei processi di differenziazione territoriale in Italia, focalizzando lo sguardo sulle periferie socio-spaziali emergenti – le periferie metropolitane, la terza Italia, le aree interne – a diverse scale e da diversi punti di vista, e ai loro intrecci con forme di disuguaglianza ambientale.
  • La seconda sessione – Abitare – si è invece concentrata sui temi dell’abitare e dei patrimoni abitativi con interventi che hanno riguardato la rigenerazione dello stock residenziale pubblico e privato, le politiche abitative e la fiscalità immobiliare, nonché di come le tante e significative politiche pubbliche che li riguardano possano essere orientate a obiettivi di giustizia sociale.
  • La terza sessione – Welfare – ha riguardato dinamiche e sfide delle politiche educative alla scala territoriale e il ruolo di altre reti e servizi di interesse collettivo, come le aree verdi urbane o le infrastrutture ferroviarie, che possono creare occasioni di coesione socio-territoriale o al contrario alimentare squilibri socio-economici tra territori.
  • La quarta sessione – Mobilità – ha proposto diversi sguardi sui fenomeni di pendolarismo, viaggio e spostamento a corto e lungo raggio che permeano la società contemporanea, mettendo in luce alcune forme di disuguaglianza sociale presenti in queste attività e offrendo spunti per una loro mitigazione.

Infine, il seminario si è concluso con una tavola rotonda che, sulla base dei report delle diverse sessioni a cura dei rispettivi coordinatori, ha visto un confronto fra Arturo Lanzani e Alessandro Balducci, entrambi del DAStU, Fabrizio Barca del Forum Disuguaglianze Diversità, e il Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, Giuseppe Provenzano.

Gli orizzonti tematici che si delineano a valle del seminario suggeriscono numerose direzioni possibili per proseguire e dare forma al dialogo tra Forum DD e DAStU-Politecnico di Milano, sulla questione della riduzione delle disuguaglianze. È emerso il bisogno di mettere a fuoco nuove geografie del benessere e della povertà che si sovrappongono e complicano le faglie territoriali consolidate (ad esempio, il differenziale di sviluppo industriale tra Nord Italia e Mezzogiorno o il gradiente centro-periferia all’interno di singole città), anche nell’ottica di fornire alle politiche e ai programmi rinnovati riferimenti spaziali per la distribuzione dei fondi. Si è rilanciata la riflessione su uno schema spaziale del territorio nazionale, in assenza del quale le molte decisioni di assetto del territorio sono l’esito di autonomie funzionali senza un reale controllo democratico. È stata formulata una prospettiva secondo la quale è possibile ripartire dallo spazio fisico e dalle politiche urbanistiche per contribuire a proposte sulla riduzione delle disuguaglianze e alla promozione della giustizia socio-ambientale, invertendo la sequenza logica unidirezionale dominante

Sono state presentate alcune linee di intervento in corso di elaborazione che fanno tesoro di recenti esperienze come la Strategia Nazionale delle Aree Interne e il Piano Operativo Nazionale Città metropolitane, e potrebbero attrezzarsi per mettere a punto politiche place-sensitive. È stato toccato il tema di orientare il linguaggio delle rappresentazioni cartografiche e l’uso di indicatori e dati verso una maggiore condivisione. È stata indicata la necessità di rafforzare gli accordi di partenariato, di concepire gli appalti come strumento pubblico di stimolo agli operatori e di incentivo a soluzioni virtuose, e di migliorare i canali e le modalità di reclutamento delle risorse umane all’interno degli enti che definiscono e attuano politiche pubbliche.

Molti relatori hanno messo in agenda la questione della rendita immobiliare, in relazione alle politiche metropolitane di uso del suolo, alla revisione catastale come pre-condizione per una nuova fiscalità dei patrimoni edilizi e anche in relazione proprio al livello di disuguaglianza sociale.

Come si può vedere, si è trattato di una discussione molto densa e con un grande potenziale in termini di proposte e queste brevi note restituiscono solo in parte la a ricchezza del confronto, lo spessore dei singoli contributi e la complessità delle questioni affrontate. Egualmente siamo consapevoli che non tutti i temi rilevanti sono stati affrontati nel corso del seminario.

Ora, sulla base di quanto emerso e di ulteriori contributi sulle questioni che la riflessione non ha ancora raggiunto, il percorso continuerà con la formazione di gruppi di lavoro tematici impegnati nella formulazione di alcune proposte, affinché l’entusiasmo dimostrato nella due giorni al Politecnico di Milano “atterri” in proposte utili nell’ottica di ridurre le disuguaglianze in Italia.

PROGRAMMA DELLE DUE GIORNATE

17 FEBBRAIO 2020

Introduzione degli organizzatori
Gabriele Pasqui (Direzione scientifica Dipartimento d’Eccellenza), Vittorio Cogliati Dezza e Sabina De Luca (Forum Disuguaglianze Diversità), Alessandro Coppola (Politecnico di Milano)
>> Guarda il video

>> Guarda il video

Geografie della fragilità e interventi di coesione – Paola Casavola (Dipartimento per le politiche di coesione)
>> Presentazione

Le aree metropolitane – Alessandro Coppola, Gabriele Pasqui e Agostino Petrillo (Politecnico di Milano), Giovanni Laino (Università di Napoli Federico II)
>> Presentazione

L’Italia di mezzo – Francesco Curci e Arturo Lanzani (Politecnico di Milano), Daniela De Leo (Università di Roma La Sapienza)
>> Presentazione

 Le aree interne – Giovanni Carrosio (Università di Trieste), Alessandra De Renzis (Gran Sasso Science Institute), Laura Saija (Università di Catania)
>> Presentazione

Rischi, conflitti e disuguaglianze ambientali – Gennaro Avallone (Università di Salerno), Salvo Torre (Università di Catania)
>> Presentazione

Modera e conclude Angela Barbanente (Politecnico di Bari)

>> Guarda il video

Proprietà e domanda sociale di casa – Marianna Filandri e Giovanni Semi (Università di Torino)
>> Presentazione

Riqualificare il patrimonio abitativo: gli obiettivi energetici e sociali – Gabriele Nanni ed Edoardo Zanchini (Legambiente), Silvia Erba e Lorenzo Pagliano (Politecnico di Milano)
>> Presentazione

L’intervento sul patrimonio residenziale privato come strumento di attenuazione delle disuguaglianze Laura Daglio e Federico Zanfi (Politecnico di Milano), Antonio Perrone (Università di Palermo), Simone Rusci (Università di Pisa)
>> Presentazione

Edilizia residenziale pubblica: un campo strategico tra case e città – Carlo Cellamare (Università di Roma La Sapienza), Francesca Cognetti e Stefano Guidarini (Politecnico di Milano), Elena Marchigiani (Università di Trieste)
>> Presentazione

Modera e conclude Antonio De Rossi (Politecnico di Torino)

>> Guarda il video

Produzione di valore e produzione di divari nell’economia fondamentale – Angelo Salento (Università̀ del Salento)
>> Presentazione

Disuguaglianze nell’accesso alla scuola e azioni possibili – Carolina Pacchi e Costanzo Ranci (Politecnico di Milano)
>> Presentazione

Scuole, servizi e territorio: geografie e processi di mutamento – Maria Raffaella Lamacchia (Regione Puglia), Daniela Luisi (rete Riabitare l’Italia), Cristiana Mattioli, Cristina Renzoni e Paola Savoldi (Politecnico di Milano)
>> Presentazione

Parchi e reti ambientali tra benessere sociale e meccanismi di valorizzazione immobiliare – Lucina Caravaggi (Università di Roma La Sapienza), Antonio Longo (Politecnico di Milano)
>> Presentazione

Modera e conclude Massimo Bricocoli (Politecnico di Milano)

>> Guarda il video 

Presentano gli esiti delle sessioni – Angela Barbanente (Politecnico di Bari), Massimo Bricocoli (Politecnico di Milano), Antonio De Rossi (Politecnico di Torino), Anna Donati (Kyoto Club)

Discutono – Alessandro Balducci (Politecnico di Milano), Fabrizio Barca (Forum Disuguaglianze Diversità), Giuseppe Provenzano (Ministro per il Sud e la Coesione territoriale)

Modera Arturo Lanzani (Politecnico di Milano)

>> Guarda il video 

Presentano gli esiti delle sessioni – Angela Barbanente (Politecnico di Bari), Massimo Bricocoli (Politecnico di Milano), Antonio De Rossi (Politecnico di Torino), Anna Donati (Kyoto Club)

Discutono – Alessandro Balducci (Politecnico di Milano), Fabrizio Barca (Forum Disuguaglianze Diversità), Giuseppe Provenzano (Ministro per il Sud e la Coesione territoriale)

Modera Arturo Lanzani (Politecnico di Milano)

Ricomporre i divari. Progetti e politiche territoriali contro le disuguaglianze

Organizzatori

Alessandro Coppola, Matteo Del Fabbro, Arturo Lanzani, Gloria Pessina e Federico Zanfi (DAStU, Politecnico di Milano)

DAStU-Dipartimento d’Eccellenza sulle Fragilità
territoriali 2018-2022 in collaborazione col Forum Disuguaglianze Diversità

Data

17-18 febbraio 2020

In un periodo in cui le disuguaglianze economiche e sociali hanno acquisito un’importanza primaria nell’agenda politica e nel dibattito scientifico internazionali, nel nostro paese il tema è stato affrontato e ha ricevuto un’attenzione speciale nelle iniziative del Forum Disuguaglianze Diversità. Il Forum è una rete di organizzazioni del terzo settore che promuove un dialogo con il mondo accademico al fine di mobilitare le ampie conoscenze scientifiche esistenti e metterle a servizio delle domande, intuizioni e ambizioni dei soggetti organizzati – da Legambiente alla Caritas – che si sono impegnati a costruire e portare all’attenzione del dibattito pubblico strade percorribili per ridurre le disuguaglianze economiche e sociali in Italia.

L’iniziativa del Forum si è di recente incontrata con il programma di ricerca “Fragilità Territoriali” promosso dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano. Il programma ha portato al reclutamento di 16 assegnisti di ricerca ora attivi nello sviluppo di altrettante linee di ricerca trasversali e transdisciplinari consacrate a temi che vanno dalla segregazione residenziale alle politiche sui rischi ambientali.

È questo il quadro nel quale il DAStU ha promosso, in collaborazione con il Forum DD, una due giorni di riflessione e proposta tenutasi a Milano gli scorsi 17 e 18 febbraio. Gruppi di lavoro formati da oltre cinquanta esperti – studiosi di diversi atenei italiani, funzionari pubblici, esponenti di organizzazioni della società civile – si sono confrontati sul tema: “Ricomporre i divari. Politiche e progetti territoriali contro le disuguaglianze”.

read-more

L’incontro ha cercato di mettere in evidenza il modo in cui i saperi e le dinamiche legate ai processi di sviluppo territoriale e alla progettazione dello spazio fisico possono contribuire alle proposte per la riduzione delle disuguaglianze. L’iniziativa si inscrive così in una tradizione di lungo periodo, quella dell’urbanistica europea, che si è posta non solo come strumento di gestione della crescita dell’urbanizzazione, ma anche come azione di riforma delle condizioni di vita urbane(consapevoli che oggi l’urbano è una condizione socialmente e spazialmente molto estesa).

I lavori della due giorni si sono organizzati intorno a quattro sessioni. La prima sessione ha svolto un ruolo di riflessione metodologica sulle tendenze e le rappresentazioni dei processi di differenziazione territoriale in Italia, focalizzando lo sguardo sulle periferie socio-spaziali emergenti – le periferie metropolitane, la terza Italia, le aree interne – a diverse scale e da diversi punti di vista, e ai loro intrecci con forme di disuguaglianza ambientale.

La seconda sessione – Abitare – si è invece concentrata sui temi dell’abitare e dei patrimoni abitativi con interventi che hanno riguardato la rigenerazione dello stock residenziale pubblico e privato, le politiche abitative e la fiscalità immobiliare, nonché di come le tante e significative politiche pubbliche che li riguardano possano essere orientate a obiettivi di giustizia sociale.

La terza sessione – Welfare – ha riguardato dinamiche e sfide delle politiche educative alla scala territoriale e il ruolo di altre reti e servizi di interesse collettivo, come le aree verdi urbane o le infrastrutture ferroviarie, che possono creare occasioni di coesione socio-territoriale o al contrario alimentare squilibri socio-economici tra territori.

La quarta sessione – Mobilità – ha proposto diversi sguardi sui fenomeni di pendolarismo, viaggio e spostamento a corto e lungo raggio che permeano la società contemporanea, mettendo in luce alcune forme di disuguaglianza sociale presenti in queste attività e offrendo spunti per una loro mitigazione.

Infine, il seminario si è concluso con una tavola rotonda che, sulla base dei report delle diverse sessioni a cura dei rispettivi coordinatori, ha visto un confronto fra Arturo Lanzani e Alessandro Balducci, entrambi del DAStU, Fabrizio Barca del Forum Disuguaglianze Diversità, e il Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, Giuseppe Provenzano.

Gli orizzonti tematici che si delineano a valle del seminario suggeriscono numerose direzioni possibili per proseguire e dare forma al dialogo tra Forum DD e DAStU-Politecnico di Milano, sulla questione della riduzione delle disuguaglianze. È emerso il bisogno di mettere a fuoco nuove geografie del benessere e della povertà che si sovrappongono e complicano le faglie territoriali consolidate (ad esempio, il differenziale di sviluppo industriale tra Nord Italia e Mezzogiorno o il gradiente centro-periferia all’interno di singole città), anche nell’ottica di fornire alle politiche e ai programmi rinnovati riferimenti spaziali per la distribuzione dei fondi. Si è rilanciata la riflessione su uno schema spaziale del territorio nazionale, in assenza del quale le molte decisioni di assetto del territorio sono l’esito di autonomie funzionali senza un reale controllo democratico. È stata formulata una prospettiva secondo la quale è possibile ripartire dallo spazio fisico e dalle politiche urbanistiche per contribuire a proposte sulla riduzione delle disuguaglianze e alla promozione della giustizia socio-ambientale, invertendo la sequenza logica unidirezionale dominante

Sono state presentate alcune linee di intervento in corso di elaborazione che fanno tesoro di recenti esperienze come la Strategia Nazionale delle Aree Interne e il Piano Operativo Nazionale Città metropolitane, e potrebbero attrezzarsi per mettere a punto politiche place-sensitive. È stato toccato il tema di orientare il linguaggio delle rappresentazioni cartografiche e l’uso di indicatori e dati verso una maggiore condivisione. È stata indicata la necessità di rafforzare gli accordi di partenariato, di concepire gli appalti come strumento pubblico di stimolo agli operatori e di incentivo a soluzioni virtuose, e di migliorare i canali e le modalità di reclutamento delle risorse umane all’interno degli enti che definiscono e attuano politiche pubbliche.

Molti relatori hanno messo in agenda la questione della rendita immobiliare, in relazione alle politiche metropolitane di uso del suolo, alla revisione catastale come pre-condizione per una nuova fiscalità dei patrimoni edilizi e anche in relazione proprio al livello di disuguaglianza sociale.

Come si può vedere, si è trattato di una discussione molto densa e con un grande potenziale in termini di proposte e queste brevi note restituiscono solo in parte la a ricchezza del confronto, lo spessore dei singoli contributi e la complessità delle questioni affrontate. Egualmente siamo consapevoli che non tutti i temi rilevanti sono stati affrontati nel corso del seminario.

Ora, sulla base di quanto emerso e di ulteriori contributi sulle questioni che la riflessione non ha ancora raggiunto, il percorso continuerà con la formazione di gruppi di lavoro tematici impegnati nella formulazione di alcune proposte, affinché l’entusiasmo dimostrato nella due giorni al Politecnico di Milano “atterri” in proposte utili nell’ottica di ridurre le disuguaglianze in Italia.

read-less

PROGRAMMA DELLE DUE GIORNATE
>>scarica la locandina

 17 FEBBRAIO 2020

Introduzione degli organizzatori
Gabriele Pasqui (Direzione scientifica Dipartimento d’Eccellenza), Vittorio Cogliati Dezza e Sabina De Luca (Forum Disuguaglianze Diversità), Alessandro Coppola (Politecnico di Milano)
>> guarda il video

PRIMA SESSIONE – PERIFERIE IN ITALIA: PROCESSI, GEOGRAFIE E RISPOSTA DELLE POLITICHE
>> guarda il video

Geografie della fragilità e interventi di coesione – Paola Casavola (Dipartimento per le politiche di coesione)
>> presentazione

Le aree metropolitane – Alessandro Coppola, Gabriele Pasqui e Agostino Petrillo (Politecnico di Milano), Giovanni Laino (Università di Napoli Federico II)
>> presentazione

L’Italia di mezzo – Francesco Curci e Arturo Lanzani (Politecnico di Milano), Daniela De Leo (Università di Roma La Sapienza)
>> presentazione

 Le aree interne – Giovanni Carrosio (Università di Trieste), Alessandra De Renzis (Gran Sasso Science Institute), Laura Saija (Università di Catania)
>> presentazione

Rischi, conflitti e disuguaglianze ambientali – Gennaro Avallone (Università di Salerno), Salvo Torre (Università di Catania)
>> presentazione

Modera e conclude Angela Barbanente (Politecnico di Bari)

SECONDA SESSIONE – L’ABITARE
>> guarda il video

Proprietà e domanda sociale di casa – Marianna Filandri e Giovanni Semi (Università di Torino)
>> presentazione

Riqualificare il patrimonio abitativo: gli obiettivi energetici e sociali – Gabriele Nanni ed Edoardo Zanchini (Legambiente), Silvia Erba e Lorenzo Pagliano (Politecnico di Milano)
>> presentazione

L’intervento sul patrimonio residenziale privato come strumento di attenuazione delle disuguaglianze Laura Daglio e Federico Zanfi (Politecnico di Milano), Antonio Perrone (Università di Palermo), Simone Rusci (Università di Pisa)
>> presentazione

Edilizia residenziale pubblica: un campo strategico tra case e città – Carlo Cellamare (Università di Roma La Sapienza), Francesca Cognetti e Stefano Guidarini (Politecnico di Milano), Elena Marchigiani (Università di Trieste)
>> presentazione

Modera e conclude Antonio De Rossi (Politecnico di Torino)

TERZA SESSIONE – IL WELFARE E LE RETI AMBIENTALI
>> guarda il video

Produzione di valore e produzione di divari nell’economia fondamentale – Angelo Salento (Università̀ del Salento)
>> presentazione

Disuguaglianze nell’accesso alla scuola e azioni possibili – Carolina Pacchi e Costanzo Ranci (Politecnico di Milano)
>> presentazione

Scuole, servizi e territorio: geografie e processi di mutamento – Maria Raffaella Lamacchia (Regione Puglia), Daniela Luisi (rete Riabitare l’Italia), Cristiana Mattioli, Cristina Renzoni e Paola Savoldi (Politecnico di Milano)
>> presentazione

Parchi e reti ambientali tra benessere sociale e meccanismi di valorizzazione immobiliare – Lucina Caravaggi (Università di Roma La Sapienza), Antonio Longo (Politecnico di Milano)
>> presentazione

Modera e conclude Massimo Bricocoli (Politecnico di Milano)

QUARTA SESSIONE – LA MOBILITÀ
>>guarda il video

Geografie della mobilità e disuguaglianze sociali – Matteo Colleoni (Università di Milano- Bicocca), Paola Pucci (Politecnico di Milano)
>> presentazione

Muoversi senza alta velocità – Ilario Abate Daga, Andrea Debernardi ed Emanuele Ferrara (META srl), Paolo Beria (Politecnico di Milano)
>> presentazione

Mobilità attiva, salute e inclusione sociale: verso un nuovo progetto di suolo – Lorenzo Fabian e Stefano Munarin (Università Iuav di Venezia), Paolo Gandolfi (Italian Cycling Embassy)
>> presentazione

Linee di mobilità lenta per riattivare territori marginali – Paolo Pileri (Politecnico di Milano)
>> presentazione

Modera e conclude Anna Donati (Kyoto Club)

SESSIONE CONCLUSIVA – PROPOSTE PER UN’AGENDA POSSIBILE
>> guarda il video 

Presentano gli esiti delle sessioni – Angela Barbanente (Politecnico di Bari), Massimo Bricocoli (Politecnico di Milano), Antonio De Rossi (Politecnico di Torino), Anna Donati (Kyoto Club)

Discutono – Alessandro Balducci (Politecnico di Milano), Fabrizio Barca (Forum Disuguaglianze Diversità), Giuseppe Provenzano (Ministro per il Sud e la Coesione territoriale)

Modera Arturo Lanzani (Politecnico di Milano)

Alcune riflessioni sull’architettura di interni ai tempi del COVID_19

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Pierluigi Salvadeo

Data:

5 Aprile 2020

COVID_19, qui finisce il Novecento!
Non è un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento d’epoca!

Da tempo, parecchio prima del Coronavirus, andavamo dicendo che la tecnologia, soprattutto quella informatica, stava cambiando la nostra maniera di essere nel mondo; che il viaggiare era ormai diventato una delle normali condizioni dell’abitare; che potevamo vivere e lavorare in ogni luogo e in ogni spazio perché tanto eravamo sempre connessi; che il computer ci metteva in relazione gli uni con gli altri ovunque ci trovassimo; che virtualmente potevamo essere in un posto e in un altro nello stesso momento temporale; che le città erano ormai diventate luoghi attraversati spazialmente da diversi tipi di mobilità: dalle persone, alle cose, alle informazioni e altro ancora.

 

Già prima del 2020 avevamo iniziato a vivere in una realtà composita senza gerarchie predominanti e attraversata da una moltitudine di stili e forme diverse, di usi, di luoghi, di ambienti, di tecnologie, di servizi, di informazioni, di linguaggi, di immagini, di scene, di marchi, di pubblicità, di economia…, convincendoci che infondo “la città è ovunque e in ogni cosa” (A. Amin; N. Thtift, Cities. Reimagining the Urban, Cambridge, Polity Press, 2001): negli esterni come negli interni, nelle azioni come nelle cose e paradossalmente nell’urbano come nel non urbano.

 

Ed è così, che lo spazio abitato, ovunque esso sia, ha cessato di essere semplicemente uno spazio architettonico, per diventare una struttura d’uso complessa, dove le funzioni abitative, quelle produttive, quelle di servizio, ecc. si distribuiscono liberamente su una specie di piano uniforme e continuo. Una nuova domesticità “invasa” e “invasiva” allo stesso tempo, caratterizza ormai gli spazi delle nostre vite (K. Matsuda, Domesti/City – The dislocated home in augmented space. London. (diploma thesis, 2010 – supervisor: Vesna Petresin Robert). Invasa, perché la vita che normalmente si svolge fuori dalla casa, nella città come nel territorio, è ormai entrata a far parte degli spazi più intimi dell’abitazione. Invasiva perché la condizione abitativa che ognuno di noi ha sempre gelosamente custodito nell’intimità della propria casa, è ormai emigrata all’esterno, invadendo ogni spazio e ogni luogo. Le nostre azioni non sono altro che una continua sovrapposizione di situazioni di diversa natura, che hanno luogo, indifferentemente, in un tutto abitato, costituito da spazi molto diversi uno dall’altro, dentro o fuori dall’ambito domestico.

 

Si tratta di una ridistribuzione orizzontale degli usi che tuttavia non credo abbia, almeno fino ad ora, rappresento una forma di appiattimento del vivere, al contrario, si sono col passare del tempo sempre più raffinati i modi in cui eseguiamo le nostre azioni, anche quelle più semplici e quotidiane, che con facilità e stile possono essere svolte in ogni luogo possibile. È un sovvertimento del modo di abitare, sempre più dilatato e aperto, sempre più eterogeneo e inclusivo, che ha cambiato i nostri gesti, che ha cambiato la sequenza delle nostre azioni quotidiane, che ha cambiato il modo di relazionarsi alle cose e alle persone, che ha cambiato la qualità dello spazio nel quale viviamo o vorremmo vivere, che ha cambiato la nostra idea di esperienza. Complice di questo è la tecnologia, ma non vi è dubbio che la vera rivoluzione, ormai, è di tipo comportamentale e più legata alla sfera culturale e personale degli individui. Come sostiene Alessandro Baricco (A. Baricco, The game, Torino, Einaudi, 2018) l’impressione che la nuova mentalità con la quale affrontiamo le nostre azioni sia il frutto di una rivoluzione tecnologica e informatica, si è ormai dissolta, e ora prevale la sensazione di esserci sporti oltre confine e di aver iniziato a colonizzare zone di noi stessi che non avevamo mai esplorato. In breve, per Baricco, l’impressione è quella di avere acquisito una diversa attitudine culturale e civile. È un’attitudine che segna inevitabilmente un cambio d’epoca, e le posture a cui il Coronavirus oggi ci costringe, ne sanciscono definitivamente le pratiche, le quali, lo sappiamo benissimo, anche dopo l’emergenza, rimarranno per chi sa quanto tempo normali pratiche della nostra vita quotidiana.

 

Sembra che una nuova condizione di internità abbia varcato i confini specifici della disciplina degli interni, costringendola a farsi carico di nuove responsabilità nei confronti della città, e capovolgendo le relazioni comunemente riconosciute tra edificio e città, tra pubblico e privato, tra interno ed esterno. Lo spazio abitato si descrive oggi soprattutto con le azioni che in esso avvengono, che non necessariamente hanno nell’architettura il proprio principale scenario di riferimento. È uno spazio che si erode a favore di nuovi territori di conquista, spesso difficilmente descrivibili con i codici formali classici dell’architettura, e non perfettamente comprensibili o universalmente condivisi. Cambia la sequenza logica con la quale i differenti spazi abitati si posizionano uno rispetto all’altro; tutto è rimescolato, e ogni azione sfuma in quella precedente o in quella successiva. Nuove connessioni di significato cambiano profondamente il modo in cui guardiamo e classifichiamo ogni ambiente. Ogni nostra azione quotidiana presuppone uno spazio o uno sfondo di fronte al quale accadere, e tante azioni presuppongono tanti piccoli e anche minuscoli progetti personali per i quali ognuno di noi ne è diventato l’indiscusso progettista.

 

È questa una grande occasione di creatività personale e collettiva, e per l’architettura di interni una responsabilità senza precedenti!

Coworking in emergenza Covid-19: quali effetti per le aree periferiche?

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Ilaria Mariotti, Dante Di Matteo

Data:

Marzo 2020

I ricercatori del Progetto COST Action 18214: ‘The Geography of New Working Spaces and the Impact on the Periphery’ si stanno interrogando sugli effetti della pandemia, innescata dalla diffusione massiva del nuovo coronavirus SARS-CoV-2 sui nuovi luoghi del lavoro (spazi di coworking) e sui loro utilizzatori (coworkers).

La pandemia ha infatti alterato le consuetudini e lo stile di vita di ciascun individuo in ogni parte del mondo e la forzata necessità di alimentare il ‘distanziamento sociale’ ha sollevato l’esigenza di rimodulare anche le modalità di lavoro degli individui: molti professionisti privati e dipendenti pubblici sono stati esortati a lavorare in smart working (lavoro agile). Se, in molti casi, la dematerializzazione del luogo nell’ambito della prestazione di servizi può addirittura significare lo snellimento di alcune prassi burocratiche (come alcuni servizi di base della PA), per altre tipologie di lavoratori del terziario le misure di distanziamento sociale possono produrre effetti decisamente negativi. È certamente il caso della classe di lavoratori creativi e digitali, ad alta intensità di conoscenza e innovazione, molti dei quali sono utilizzatori abituali degli spazi di coworking (CS) che, essendo concentrati prevalentemente nei grandi centri urbani, necessiteranno di più tempo per garantire il ripristino di tutte le attività e il graduale ritorno alla normalità.

Il recente articolo di Ilaria Mariotti e Date Di Matteo, pubblicato su Eyesreg, argomenta se possibili piani per la rilocalizzazione o riconversione delle attività degli spazi di coworking e dei loro utilizzatori in aree periferiche potrebbero rappresentare, in alcuni casi, una soluzione praticabile per una serie di ragioni, tra cui il fatto che i coworkers che lavorano negli spazi in periferia hanno maggiori possibilità di incrementare i propri ricavi rispetto a coloro che operano nelle aree urbane (Mariotti, Di Matteo, 2020). Vengono, infine discussi criticità ed elementi di incertezza di tali possibili scenari.

Questo studio è stato condotto nell’ambito del Progetto COST Action 18214: ‘The Geography of New Working Spaces and the Impact on the Periphery’ .

Link:
>> vai all’articolo
>> www.new-working-spaces.eu
>> facebook
>> facebook group

Coworkers in emergenza Covid19

I territori fragili e l'epidemia: riflessioni

Autore:

Ilaria Mariotti

Data:

6 Aprile 2020

I coworking non sono solo luoghi di lavoro: sono spazi di azione connettiva e collettiva di comunità professionali. Mai come in questo momento, c’è bisogno di mantenere spazi di confronto e riflessione, per affrontare l’emergenza Covid19 e – soprattutto – per co-progettare futuri desiderabili.

Il gruppo di ricerca del progetto europeo COST ACTION “CA18214-The Geography of New Working Spaces and the Impact on the Periphery – (2019-2023)- https://www.cost.eu/actions/CA18214– , che coinvolge 28 Paesi e circa 150 ricercatori (di economia, geografia, urbanistica, sociologia, architettura, real estate, etc.), ha aperto una pagina Facebook e un gruppo Facebook per:

– Facilitare il confronto e il supporto reciproco tra coworker su come fronteggiare l’emergenza nella quotidianità.

– Far emergere proposte di azione che possano essere attivate direttamente dai coworker e dai coworking manager.

– Elaborare proposte di policy, da presentare in forma organizzata agli attori pubblici a livello locale e nazionale.

Stiamo mandando inviti alla partecipazione a una lista di più di 600 coworking manager in Italia, chiedendo loro di estendere l’invito a tutti i loro coworker.

Chiediamo a tutte/i di aiutarci nella diffusione.

In un secondo momento creeremo gruppi di confronto negli altri paesi membri del progetto CA28214.

>> vai alla pagina FaceBook

>> gruppo FaceBook